cultura

"Perché i musei e le chiese restano aperti?", si chiede Piparo
2 minuti e 48 secondi di lettura
Il Teatro Carlo Felice di Genova ha reso noto di aver annullato tutte le manifestazioni previste nel periodo di validità del Dpcm, ovvero dal 26 ottobre al 24 novembre 2020. La direzione ha fatto sapere che "tutti gli spettatori in possesso di biglietto o abbonamento per gli spettacoli programmati nel periodo in oggetto verranno rimborsati secondo procedure che saranno comunicate via e-mail e pubblicate sul sito e sulla pagina Facebook del Teatro".

Al primo minuto dopo la mezzanotte tra 24 e 25 novembre, appena terminerà l'obbligo di chiusura, i teatri privati italiani si accenderanno per la Giornata Nazionale dello Spettacolo dal Vivo. Sarà una mobilitazione lunga 24 ore, di protesta. Lo ha annunciato Massimo Romeo Piparo, presidente dell'Associazione Teatri Italiani Privati. L'ennesima, ultima delusione, con i cinema e i teatri costretti alla chiusura dal Dpcm che il premier Conte ha firmato nella notte tra sabato e domenica, non spegne dunque la voglia del mondo dello spettacolo da vivo di uscire da questi ultimi, terribili mesi, provando a ripartire in sicurezza e con entusiasmo.

"Avevamo fissato la giornata per il 10 novembre, ma non potremo farla. Quello che vogliamo non e' assistenzialismo senza rendicontazione e senza creazione di indotto, ma strumenti fiscali, discutere di sicurezza degli spazi, del rapporto del teatro con la tv e soprattutto con la scuola, per poter creare gli spettatori di domani", spiega Piparo, che proprio in queste ore ha indirizzato al presidente del Consiglio Conte e ai ministri Speranza e Franceschini una lettera in cui l'Atip esprime il proprio sconcerto chiedendo a gran voce la possibilita' per i lavoratori delle imprese teatrali private di poter continuare a svolgere il proprio lavoro. Il prossimo 25 novembre quindi, da mezzanotte in poi, i teatri italiani privati, da Nord a Sud, apriranno le proprie porte per una lunga maratona, in presenza e virtuale.

Dal palco del Teatro Sistina di Roma, e in contemporanea da quelli dei teatri di Milano, Genova, Torino, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Palermo e Catania, si susseguiranno incontri con operatori del settore, politici, personaggi, artisti, giornalisti. Intanto, mentre ci si organizza, resta la rabbia, che Piparo esprime con parole inequivocabili: "Ci hanno ferito, messo in agonia e poi ucciso. E non ce lo meritavamo", dice, "dopo il lockdown, abbiamo riavviato le attività rispettando tutte le indicazioni degli esperti. Ma eravamo già arrivati al limite, attuando ogni misura di sicurezza e la riduzione della nostra possibilità di incasso: ora ci impongono la chiusura dopo tutti i vari provvedimenti. Quel poco di fiducia che c'era nelle istituzioni si è rotto".

"Invitiamo politici ed esperti a venire fisicamente nei nostri teatri: forse non sanno nemmeno cosa siamo. Con questa decisione e' come se dicessero: noi non ce la facciamo, quindi dovete fermarvi voi. Ma cosi' il rischio e' che negli spettatori rimanga l'idea che andare a teatro e al cinema sia pericoloso. Ed è gravissimo", aggiunge. "Perché i musei e le chiese restano aperti? Ce lo siamo chiesti ma non ci siamo risposti. In chiesa si recitano preghiere, al cinema e al teatro si sta in religioso silenzio. Lo spettacolo è chiuso, il calcio e le chiese" restano aperti: è una questione di condizionamenti, di poteri, forse di braccio di ferro tra ministri. Ma quello che il governo sta dando e' uno spettacolo bruttissimo e scandaloso", conclude Piparo.