Il trattamento aggiuntivo precoce con tocilizumab e cortisone può migliorare la condizione dei pazienti non intubati con polmonite Covid-19. E' questo l'esito di uno studio portato avanti dall'ospedale policlinico San Martino di Genova e del gruppo Gecovid sull’uso precoce del tocilizumab e del cortisone nel trattamento del Covid-19. "Questi farmaci sono stati in grado di ridurre la mortalità e migliorare la prognosi. Sono veramente orgoglioso di questo gruppo di ricerca fantastico, che ha prodotto ad oggi oltre 20 articoli scientifici su vari aspetti della patologia da SarsCoV-2 pubblicati su riviste peer-reviewed. A Genova curiamo i malati, facciamo ricerca e pubblichiamo ad altissimo livello. Fatti e non parole" scrive Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del San Martino di Genova.
Lo studio portato avanti dal gruppo di ricerca di Genova ha riguardato in totale 196 adulti, principalmente maschi (67,4%), con comorbidità (78,1%) e polmonite COVID-19 grave (83,7%). L'età media era di 67,9 anni. Tra questi, 130 hanno ricevuto un trattamento antinfiammatorio precoce con: tocilizumab (n = 29, 22,3%), metilprednisolone (n = 45, 34,6%) o entrambi (n = 56, 43,1%).
La sopravvivenza libera da fallimento aggiustata tra i pazienti trattati con tocilizumab/metilprednisolone è stata dell'80,8% contro il dato di 64,1% rilevato senza l'uso di tali farmaci. La sopravvivenza globale tra i pazienti con tocilizumab/metilprednisolone è stata dell'85,9% contro il 71,9%.
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