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Il centrocampista svizzero di origini kosovare racconta il lungo stop agonistico
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 Valon Behrami, gradito e importante ritorno in rossoblù nello scorso mercato di gennaio, rivela un lato incongruo della sua quarantena: “Il lockdown ha eliminato ogni differenza della vita: ad esempio, ho scoperto un lato “verde” di me che non conoscevo poiché mi sono appassionato di giardinaggio. La voglia di ripartire – dice a Genoa Channel - è tanta. Ciascuno di noi deve riprendere in mano la propria vita e il proprio lavoro”.
Il centrocampista svizzero di radici kosovare ricorda il contatto invernale con il Genoa dove già aveva giocato in B nel torneo 2003/’04: “Un’occasione incredibile dopo sei mesi difficili. Volevo dimostrare che non ero finito, come ho sempre fatto in carriera. Mi piacerebbe diventare un perno di questa squadra, non solo in campo ma anche fuori dal campo”.


“Della mia prima esperienza al Genoa di sedici anni fa ricordo la presentazione ufficiale al Ferraris. Ero un ragazzino timido, mi veniva quasi da piangere dall’emozione. Rifarei lo stesso percorso che ho intrapreso in carriera – ammette - perché mi ha portato a essere la persona che sono”
Behrami è molto legato a Nicola: “Siamo uniti da un rapporto speciale. Iniziammo a legare dopo una piccola discussione avuta a Udine capimmo che eravamo due persone dirette e sincere. Incontrarlo è stata una delle mie più grandi fortune”
“Anche mia moglie (la sciatrice Lara Gut, N.d.R.) è una sportiva professionista. Questo ci ha aiutato soprattutto nei momenti difficili che abbiamo attraversato”.
In ultimo, la passione dei tatuaggi: “Li ho scelti meticolosamente. Quello che sento più mio ce l’ho disegnato sul polpaccio e raffigura il Ponte di Divisione, un luogo che per i kosovari simboleggia l’inizio della guerra. Dopo il conflitto il ponte è stato ricostruito e il mio paese d’origine ripartì”.