La lista è lunga: escrementi di piccioni sui seggiolini, dove in teoria bisognerebbe sedersi. Bagni inagibili, pieni di urine, intasati, con i pavimenti allagati e scrostati. Code interminabili ai tornelli, anche a sette minuti dal fischio di inizio della partita. A distanza di alcuni mesi dalla prima denuncia di Primocanale e dall’inizio dei lavori di ristrutturazione dello stadio “Luigi Ferraris” da parte della società consorziata di Genoa e Sampdoria, la scena si ripete.Nulla o quasi è stato fatto per quanto riguarda la manutenzione ordinaria, la pulizia, l’igiene, i servizi: insomma, i requisiti minimi per la fruizione regolare dell’impianto da parte dei tifosi clienti. Queste immagini sono emblematiche di una situazione assolutamente fuori dall’ordinario. Se a ciò aggiungiamo che qualche settimana fa sul tetto dello stadio di Marassi avevamo documentato operai e maestranze al lavoro senza le necessarie dotazioni di sicurezza, ecco che l’impressione di totale abbandono diventa sempre più forte.
Genoa e Sampdoria hanno il “Ferraris” in gestione e su questa base pretendono anche di ottenerlo in concessione per 90 anni: ma quali garanzie offrono al Comune, tuttora legittimo proprietario dell’impianto, che dunque risulta demaniale, ovvero di tutti noi? E quali controlli esercita Palazzo Tursi sul rispetto delle condizioni di una corretta gestione? Esiste la possibilità di revocarla, se le condizioni igieniche, di sicurezza, accesso e disponibilità dei servizi non vengono assicurate?
Domande lecite, di fronte allo spettacolo raccapricciante che si presenta ad ogni appuntamento delle squadre cittadine. Vero è che l’inciviltà di non poche persone talvolta vanifica gli sforzi di una corretta conservazione, ma le immagini non lasciano spazio alla fantasia: lo stadio di Marassi è mal gestito e nessuno, almeno per ora, ne risponde.
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