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Via libera definitivo da parte della Camera
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Via libera definitivo da parte della Camera al decreto Salva Imprese. Il provvedimento diventa legge con 259 voti favorevoli, 124 contrari, un solo astenuto. Tutela del lavoro e crisi aziendali sono i due 'capi' in cui si suddivide il dl. Tanti gli argomenti, dai provvedimenti per i rider agli interventi sulle aree di crisi complessa in Sicilia e Sardegna. Ma tra i nodi principali c'è lo scudo legale per l'ex Ilva.

E' stato soppresso l'articolo 14 del decreto, che escludeva la responsabilità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell'affittuario o acquirente dell'Ilva di Taranto in relazione alle condotte poste in essere in attuazione del Piano ambientale. "Con l'ok definitivo, la maggioranza ha scelto di bilanciare per Taranto i diritti alla salute, all'ambiente e al lavoro", ha detto Giovanni Vianello (M5s) della commissione Ambiente, dopo che la Camera ha definitivamente approvato il decreto legge Imprese. A chiedere che l'immunità, prevista da una legge del 2015 e già tolta col decreto legge Crescita ma poi reinserita col dl Imprese, venisse revocata definitivamente è stata una pattuglia di senatori M5s, tra cui l'ex ministro per il Sud, Barbara Lezzi.

Cresce la paura per il futuro dello stabilimento di Cornigliano a Genova. I deputati liguri della Lega Edoardo Rixi, Flavio Di Muro, Sara Foscolo e Lorenzo Viviani denunciano che "il Pd in Aula alla Camera si sta rendendo protagonista di un indecente siparietto sul futuro dell'Ilva. Non accettiamo ulteriori prese in giro nei confronti di migliaia di lavoratori: il Pd dica chiaramente che si è appiattito sulle posizione più oltranziste dei nuovi compagni di poltrona dei Cinque stelle e ha detto sì alla chiusura della filiera dell'acciaio, condannando, di conseguenza, l'Italia alla dipendenza da Paesi esteri come Cina, India e Turchia, e il sito di Taranto a trasformarsi in un'altra Bagnoli".

Quindi, i deputati della Lega spiegano: "Il respingimento dell'ordine del giorno della Lega, che avrebbe impegnato il governo a valutare le conseguenze sul cosiddetto 'scudo penale' ai vertici di Arcelor Mittal, è un chiaro e ulteriore segnale d'allarme. Se l'attuale proprietà dell'ex Ilva dovesse decidere di andarsene, perché sono cambiate le condizioni contrattuali stipulate dal Mise dall'ex ministro Di Maio, migliaia di chilometri quadrati di aree di proprietà rimarrebbero senza un programma di bonifica, operazione insostenibile per le casse dello Stato. Il governo giallorosso, Pd e Renzi in testa, la finisca di prendere in giro gli italiani e i lavoratori".

Duro anche l'intervento in aula di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera. "Mi addolorano queste scelte, ma non sono sorpresa. Quello che mi sorprende è l'atteggiamento del Partito democratico, che si sta accodando alle scelte scellerate dei 5 Stelle, insieme ad un novello liberale come Matteo Renzi. Cosa succede se gli indiani scappano e se ne vanno? Saremmo davanti ad un caso di amministrazione straordinaria, con un durissimo contenzioso con lo Stato italiano. Ma c'e' un problema più grande: il danno che viene inferto alla reputazione del nostro Paese".

A Genova intanto la Fiom annuncia "battaglia su ogni fronte". Il leader del sindavato a Genova, Bruno Manganaro non una mezze parole: "Il governo ci sta prendendo in giro, ma non sa che sta scherzando con il fuoco. Qualche giorno fa con i segretari generali ha detto che l'accordo dello scorso anno era valido e dovevano essere garantiti investimenti e occupazione". Per il segretario della Fiom genovese "il governo mostra una doppia faccia, tranquillizzando da un lato i sindacati mentre dall'altro lato sta trattando con l'azienda che forse anche in cambio della mancata immunità penale punta a ridurre investimenti e organici". Per la Fiom di Genova il messaggio è chiaro: "A Genova non un posto di lavoro in meno e non un euro in meno o sarà battaglia".

Intanto, Annalisa Pasquini è stata sollevata dall'incarico di direttore delle Risorse umane per il gruppo ArcelorMittal Italia. Lo confermano fonti vicine ai sindacati. Pasquini è il secondo manager importante che lascia l'azienda dopo l'arrivo del nuovo amministratore delegato Lucia Morselli. Quest'ultima ha preso il posto di Matthieu Jehl. Il primo novembre è esattamente un anno dall'avvento di ArcelorMittal Italia alla guida di Ilva, presa dai commissari dell'amministrazione straordinaria e il nuovo capo è Arturo Ferrucci, di provenienza Tissen. "Da Morselli a Ferrucci, in ArcelorMittal si stanno insediando i manager che hanno gestito i pesanti tagli di forza lavoro in Acciai Speciali Terni e questo fa prefigurare che anche il siderurgico di Taranto si sta avviando verso un certo tipo di percorso. Inutile negare che a Taranto la preoccupazione tra i lavoratori e' molto forte e reale", replicano in coro i sindacati senza nascondere la preoccupazione.

"L'approvazione del decreto legge Imprese senza lo scudo legale
sull'ex Ilva è una decisione totalmente irrazionale, schiava ancora una volta della logica anti-industriale del Movimento 5 Stelle, a cui Pd e tutta la sinistra si sono piegate. E meno male che dovrebbero essere i partiti di riferimento dei lavoratori". Lo denuncia il presidente della Regione Liguria e leader di Cambiamo!, Giovanni Toti. "Questo procedimento mette a rischio la bonifica ambientale del sito ex Ilva di Taranto e con esso la produzione anche negli stabilimenti di Genova e Novi Ligure. Di più: si rischia di privare totalmente un Paese industriale come l'Italia di una produzione strategica come l'acciaio. Un nuovo gradino verso quella decrescita felice auspicata da Grillo, in un Paese dove il Pil non cresce e la disoccupazione aumenta".