cronaca

In carcere 6 anni, scagionato dalla Cassazione
1 minuto e 27 secondi di lettura
 "Non sappiamo ancora se chiederemo i danni oppure no. Da un lato c'è l'ingiustizia, dall'altro la voglia di mettersi definitivamente alle spalle un incubo durato 15 anni". Così l'avvocato savonese Fabrizio Vincenzi commenta l' assoluzione del suo cliente, Pasquale Palumbo, 55 anni, liberato dalla Corte di Cassazione dopo 6 anni trascorsi in carcere per omicidio.

L'uomo, nato a Torre Annunziata ma da tempo residente a Savona, dove gestiva un bar con moglie e figlie, era già stato assolto dalla Cassazione una prima volta: i giudici avevano annullato la condanna all'ergastolo ordinando la ripetizione del processo. Poi era arrivata una nuova pena, a 24 anni, che il 24 aprile scorso è stata ancora cancellata dalla Cassazione, ma questa volta in modo definitivo.

Nel 2003, Gioacchino Lombardo, di 51 anni, fu trovato morto carbonizzato in un'auto a Bereguardo (Pavia). Per l'omicidio, con movente passionale, furono condannati il figlio della vittima, reo confesso, e i tre fratelli Palumbo, suoi amici, accusati di averlo aiutato. Il figlio del morto fu condannato a 16 anni con rito abbreviato, i fratelli di Palumbo furono condannati a 30 anni, dopo giudizio abbreviato. Pasquale Palumbo, pur ammettendo di conoscere l'omicida, si è sempre detto innocente, una tesi sostenuta con due prove: l' assenza di un movente (Palumbo ha sempre affermato di non conoscere la vittima) e il fatto che sul luogo del delitto non sono mai state trovate sue tracce biologiche.

A farlo condannare era stata però la presenza del suo cellulare nella zona in cui il Lombardo era stato ucciso, una circostanza che Palumbo ha sempre giustificato spiegando che il telefonino era in realtà utilizzato da uno dei fratelli. La Cassazione alla fine ha sposato questa tesi e ora il 55enne, dopo sei anni di carcere, è nuovamente un uomo libero.