porti e logistica

L'ad fa il punto sui lavori di riposizionamento del cantiere
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Chiede di far presto perché il lavoro aumenta e gli investimenti sono già pronti. Vuole meno burocrazia e un Paese che punti ancora sull'industria. Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, nel giorno della consegna della super crociera a Sestri Ponente fa il punto sul progetto di riposizionamento del cantiere (non chiamatelo più ribaltamento) e fa pressing sulle istituzioni: "Non vogliamo medaglie - dice nell'intervista a Primocanale col direttore Andrea Scuderi - ma crediamo di meritarci attenzione". 

Oggi è una giornata di straordinaria importanza per Fincantieri, ma non solo.
Siamo felici di continuare a lavorare a Sestri in un momento di boom delle crociere. Il cantiere, non solo per le maestranze ma anche per tutto l'indotto che abbiamo, merita le infrastrutture necessarie per essere più flessibile. La navi diventeranno sempre più grandi e questa è una realtà

Riposizionamento: quali sono i tasselli mancanti per cui è necessario fare pressione sulla politica?
Al momento manca tutto, non manca la volontà, sia di Toti sia di Bucci, di lottare per la realizzazione di questo progetto. Noi continueremo a fare la nostra parte ma lotteremo perché crediamo di aver acquisito meriti nel nostro Paese. Non vogliamo medaglie, ma abbiamo bisogno di ammodernare gli impianti. Abbiamo un grande programma di investimenti, ma le opere pubbliche nei cantieri deve farle il pubblico. Il Paese non ha solo questa priorità, ma a nostro avviso l'industria è stata per tanto tempo dimenticata. Non vive solo di qualche incentivo, ma con una cultura che ne assecondi la crescita. Molte leggi e la burocrazia che ne deriva devono essere riviste. I giovani devono essere preparati dal punto di vista culturale a fare tutti i mestieri necessari.

Quali possono essere i tempi?
Per i prossimi cinque anni siamo abbastanza tranquilli. Nel frattempo dobbiamo cominciare perché se ci capitano navi di quelle dimensioni le dobbiamo prendere sapendo di poter contare su Sestri perché in altri cantieri siamo al top fino al 2027-28.

Sappiamo che vi servono spazi che al momento sono occupati da altri. Il dialogo è già avviato, siete tranquilli o ci sarà da battagliare?
Tutti i problemi sono risolvibili quando ci si mette con la volontà di risolverli. Noi ci rendiamo conto di quali sono i problemi altrui, vorremmo che gli altri facessero lo stesso. Non credo ci siano difficoltà insuperabili. Voglio dire agli abitanti di Sestri che un intervento come lo abbiamo pensato noi è comunque necessario, ricordiamoci le alluvioni e tutto ciò che è successo. Il nostro progetto consentirà di incanalare i torrenti ed evitare quanto accaduto in passato.

L'equilibrio tra i cantieri liguri, con Riva Trigoso e Muggiano, rimarrà lo stesso? Fincantieri si baserà su tutti e tre anche in futuro?
Penso di sì, non è che ce ne siano altri. Abbiamo cantieri piccoli, nati in periodi e contesti storici diversi perché tanti erano gli stati italiani.

E poi c'era l'ipotesi riparazioni navali...
Ci lavoriamo. Le trattative vanno tutte avanti, non ci fermiamo. Possiamo fare nell'Adriatico, nel Tirreno e a Palermo centri importanti per le riparazioni navali.

Cosa vorrebbe che cambiasse rispetto al passato nei rapporti politici?
Non mi lamento. Alla fine quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Tutti i Governi che si sono succeduti hanno avuto un'attenzione perché gliel'abbiamo posta con forza e abbiamo dimostrato di meritarla. Il Paese ha bisogno di coesione. Non può continuare questa campagna elettorale continua con divisioni che non fanno bene al Paese. Ci sono obiettivi comuni: la crescita deve esserlo. Però tutti devono concorrere. È come una partita di calcio: se metà squadra gioca contro, è complicato vincere.