salute e medicina

Il nuovo piano socio-sanitario è innovativo ma rischioso
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Nei paesi si vive meglio o no? Certo per un “anziano” starsene nella pace di un borgo, lontano dal caos e dall’ansia, può essere una scelta straordinaria. Ma…

Già. Ma. I ma sono tanti e non riguardano solo gli 'ultra eccetera' che hanno optato per la vita agreste, ma i più giovani che per motivi disparati (il costo della vita per esempio, le radici, l’aiuto delle famiglie) non abitano le grandi città. Dove c’è il caos, ma ci sono anche i servizi e tra questi il più indispensabile: la sanità. Cioè gli ospedali con centri specialistici.

Il nuovo piano socio-sanitario voluto dall’assessore Viale ha, tra gli altri obbiettivi, una sua filosofia molto innovativa, ma molto rischiosa: la riapertura di alcuni 'ospedali piccoli' per usare una terminologia semplice. Laddove la precedente gestione della sanità, peraltro supportata da molti pareri medici, li bandiva in nome della sicurezza. Grande ospedale di città uguale cure sicure, piccolo ospedale sul territorio uguale rischi. E a dire la verità, se andiamo a rispolverare le cronache, non era una “condanna” del tutto campata per aria.

Ma i dati che l’Anci-Liguria, l’associazione nazionale dei comuni, sta analizzando obbligano a molte riflessioni, meno superficiali e soprattutto non motivate dalle esigenze di consenso elettorale. Queste, sì, pericolosissime per la salute dei liguri.
Siamo sotto elezioni, amici, quindi è bene fare molta attenzione. Capire bene e con trasparenza che cosa si va a riaprire e quale servizi sanitari possono essere offerti in maniera “appropriata” sotto casa.

Non sarò certo io a individuarli, ma gli standard identificati dall’ex ministro il professor Balduzzi erano molto chiari. Ecco i punti critici denunciati dai sindaci sulla declinazione dei servizi sanitari nei paesi.

Intanto la difficile accessibilità ai servizi ospedalieri specialistici. La Liguria ha un territorio molto complicato: è lunga, stretta e montagnosa, tagliata da molte vallate. L’Anci lamenta la distanza eccessiva dai grandi ospedali che hanno i pronto soccorso. Per esempio nell’area Beigua-Sol i più vicini distano dai 40 a 50 chilometri.

Il basso livello di assistenza domiciliare e gli scarsi servizi di trasporto di chi è svantaggiato: anziani, disabili.

Poi la cronica mancanza di ambulatori sanitari, pochi servizi a domicilio per gli anziani, mancanza di consultori. La maggior parte delle emergenze gravano sulle pubbliche assistenze e sui volontari.

Tra gli indicatori della salute per esempio nell’area Vara, 24 è la media dei minuti che intercorre dall’inizio della chiamata telefonica alla centrale operativa e l’arrivo del primo mezzo di soccorso, contro la media ligure di 13 minuti e quella delle aree interne italiane che è di 21. Il tasso di ospedalizzazione evitabile è 594. Area Beigua-Sol l’ospedalizzazione evitabile scende di poco a 472, in Valle Arroscia sale a 520. Cioè tanti abitanti che potrebbero non essere costretti al ricovero. In sostanza la necessità di sviluppare al meglio una sanità sul territorio. Ma, se bene organizzata, non è una contraddizione con la sicurezza.

A fronte di questi numeri la sicurezza, dunque, è lo snodo più importante che mai deve essere sottovalutato. E almeno in campo chirurgico la sicurezza è leggibile solo con i numeri dei ricoveri in un centro specializzato, degli interventi effettuati e degli esiti positivi. Il confronto e l’analisi va fatta solo su queste basi.