cronaca

Per i giudici: "Non spetta alla Corte confermare i sospetti"
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 "Risulta alquanto evidente che le fasi di gestazione e di realizzazione del progetto sono state caratterizzate da una dubbia commistione di interessi politici, economici, pubblici e privati da ingerenze inopportune e indebite, oltre che da una notevole incertezza sulle procedure applicate e da una confusione di ruoli usualmente distinti, specie fra controllanti e controllati. Un quadro complessivo che certo può far sospettare che si siano verificate delle irregolarità e sinanche degli illeciti di rilievo penale. Ma il confermare o meno tali sospetti non è il compito di questa Corte d'Appello". Lo scrivono i giudici della Corte di Appello di Torino nelle motivazioni della sentenza di secondo grado con cui lo scorso marzo ha assolto il costruttore Francesco Bellavista Caltagirone e altri imputati dall'accusa di truffa ai danni dello Stato nella costruzione del Porto di Imperia.



Alla Corte, è scritto nelle motivazioni, "spetta un giudizio assai diverso, ovvero ed esclusivamente valutare se le specifiche ipotesi accusatorie sottoposte al suo esame, così come cristallizzate nei capi di imputazione formulati dalla Procura di Imperia, possono dirsi avere trovato validazione negli elementi probatori raccolti a dibattimento". "Un'apparente estrema analiticità delle imputazioni, formulate per varie pagine, in modo invero non sempre di agevole comprensibilità - scrivono i giudici - cela invece numerose lacune ed incertezze, oltre ad apparire l'esito di cambiamenti di impostazione accusatoria intervenuti nel corso del procedimento, a partire da iniziali indagini per il diverso reato di associazione per delinquere".