salute e medicina

Ok dalla Giunta, Viale: "Non verrà chiuso nessun presidio"
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Nessun ospedale chiuso - anzi tre nuovi per ogni macro area della Liguria - il ritorno di tre presidi di pronto soccorso eliminati dalla giunta Burlando, ma coi soldi dei privati. D'altra parte un rapporto più stretto col territorio, puntando su ambulatori, medici di famiglia e farmacie, in modo da portare le cure il più vicino possibile a casa. E una manovra per coprire il buco dei conti, senza toccare i servizi. Ecco come sarà la sanità ligure da qui al 2020 secondo l'assessore regionale Sonia Viale, che ha ottenuto dalla Giunta l'approvazione del Piano sociosanitario di programmazione per il prossimo triennio. Il documento approderà in Consiglio subito dopo la pausa di agosto. 

Il Piano, che giunge dopo il Libro Bianco e dopo l’approvazione della riforma della sanità, pone obiettivi strategici e innovativi alla luce delle azioni già realizzate da Alisa, l’Azienda ligure sanitaria, sul piano dell’efficientamento. Il documento approvato dalla Giunta, inoltre, è stato elaborato dopo la conferma all’esito del referendum di dicembre del permanere in capo alla Regioni della piena competenza nella programmazione e verrà approfondito come prevede la legge in sede di dibattito in consiglio regionale per la sua definitiva approvazione.

"Emerge la necessità da un lato di rafforzare l’area territoriale e, dall’altro, non solo di confermare tutti i presidi ospedalieri esistenti, specificandone l’identità e la mission, ma anche di potenziarli", spiega la vice presidente Viale. In particolare, secondo il documento, torneranno i presidi di pronto soccorso a Cairo Montenotte, Bordighera e Albenga, chiusi nel precedente documento di programmazione. Un servizio che sarà reso possibile attraverso la privatizzazione.

Spiccano i tre nuovi ospedali che vedranno la luce in Liguria. A partire da quello di Erzelli, un polo "ad alta tecnologia, un Dea di primo livello", spiega Viale, che sarà gestito anche in questo caso dai privati. I tempi? "Non saranno mesi ma neanche anni. Quindi avere le idee chiare entro metà del 2018 per poi stilare un progetto nei mesi successivi", assicura il presidente Toti. Nel frattempo dovranno aprirsi le gare per individuare chi costruirà l'ospedale ma anche chi lo gestirà. Le manifestazioni di interesse arrivate finora sono quelle dei gruppi Humanitas e San Donato. A questo vanno aggiunti il nuovo Galliera, l’ospedale unico ad Arma di Taggia e il Felettino alla Spezia.

Nessuna marcia indietro, dunque, sull'apertura ai privati accreditati. "Coi soldi dei pubblico sarebbe impossibile aprire nuove strutture", ribadisce l'assessore Viale, che però precisa: "Sarà una presenza modesta rispetto ad altre regioni, perché saranno solo tre i poli gestiti dai privati. Quindi possiamo calcolare la percentuale rispetto ai posti letto". Una quota che, su un totale di 5mila posti, dovrebbe attestarsi tra il 10 e il 15%. 

La riorganizzazione della rete ospedaliera viene affiancata da un altro criterio, quello dell'integrazione col territorio. Quindi implementazione dell’attività ambulatoriale e territoriale, potenziamento dei reparti a bassa e media intensità, sperimentazione di nuovi modelli organizzativi per spostare le prestazioni a domicilio, spingendo verso una sanità a chilometro zero. Anche a braccetto coi medici di medicina generale, con cui ad esempio è già stato sottoscritto un accordo per la gestione delle patologie croniche, ma anche i pediatri di libera scelta e la rete delle farmacie territoriali.

Il Piano stabilisce anche precisi obiettivi sul fronte economico finanziario con l’azzeramento del disavanzo nel 2020: in particolare, partendo dai 94 milioni di perdite nel 2015 il documento prevede una riduzione a 64 milioni nel 2017, a 49 milioni nel 2018 (pari a 45 milioni) fino a 34 milioni nel 2019 (60 milioni). La Regione programmerà una serie di azioni di efficientamento. “Questo – precisa la vicepresidente Viale – verrà fatto mantenendo sempre o implementando la qualità dei servizi erogati ai cittadini”.

Nei prossimi mesi andrà poi affrontata la riforma dei distretti sociosanitari, che diventeranno Dipartimenti interaziendali regionali (Diar). Tra i punti cardine del Piano, l’implementazione dell’utilizzo di nuove tecnologie applicate all’assistenza sanitaria con specifiche azioni di formazione e sensibilizzazione del personale, oltre che degli aspetti legati alla comunicazione e alla trasparenza. Previsto anche un percorso di apertura di ambulatori infermieristici sul territorio. Tra le azioni previste sulle malattie rare, la strutturazione di una rete delle cure dei soggetti con malattie rare in modo da garantire la continuità socioassistenziale dall’età pediatrica all’età adulta, l’attivazione di piani terapeutici informatizzati, l’organizzazione di attività formative e informative rivolte a specialisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, pazienti e cittadini, il monitoraggio delle reti europee Ern per condividere le migliori conoscenze scientifiche e cliniche, l’istituzione di centri di risorse biologiche istituzionali nelle Asl e negli Icrrs.