Ha una ferita al petto, oltre a quella ad un braccio, Ricard Nika il cuoco di origine albanese di 30 anni ritenuto l'omicida del collega e coetaneo Alfio Fallica. L'assassinio è avvenuto venerdì sera in una cantina del ristorante Pulcinella, a Montecarlo, pare per dissidi sul lavoro. Il particolare è emerso, stamani, in carcere a Imperia, a margine della udienza di convalida del fermo in cui Nika si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli investigatori stanno cercando di capire se quella ferita sul petto sia stata riportata nella colluttazione con Fallica o se sia un gesto di autolesionismo o un tentativo di suicidio.
Il difensore di Nika, l'avvocato Massimo Corradi, ha annunciato che chiederà una perizia psichiatrica e una misura di detenzione alternativa al carcere. "Non ricorda nulla - dice il legale - e quando gli ricordi cosa è successo, si mette le mani nei capelli". Nika, dopo l'omicidio è tornato a Bordighera, dove vive, con il suo scooter: qui ha fermato i carabinieri e si è costituito. Aveva in mano un coltello con una lama di 20 che potrebbe aver usato per colpirsi. Ora le macchie di sangue trovate sul coltello saranno analizzate per capire se appartengono alla vittima o al presunto killer.
Per quanto riguarda l'aspetto giudiziario, la competenza del processo è stata affidata all'Italia, in base all'articolo 9 del Codice Penale, secondo il quale se un italiano commette un delitto nei confronti di un proprio connazionale all'estero, la competenza può ricadere sotto il Paese di origine. E Nika, giunto in Italia quando aveva 8 anni, è a tutti gli effetti cittadino italiano.
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