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Botta e risposta su "E Toti fa la frittura con i 'luassi' di Tursi"
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Caro Mario, se mi concederai un po’ di spazio, vorrei commentare il tuo recente articolo dal titolo "E Toti fa la frittura con i 'luassi' di Tursi".

Da vecchio subacqueo – e da amante della cucina ligure – faccio una contestazione che tenderei a considerare definitiva: la frittura di “luassi” è un piatto i-ne-si-sten-te. Il branzino e/o la spigola, infatti, lo si può cucinare in diversi modi, al cartoccio, alla ligure, al sale, ma mai fritto. Un pesce così pregiato non merita questa fine.

Il tuo gioco ittico-politico mi piace, però. E ti propongo un’altra similitudine: non ti sembra che, con le sue apparizioni, il presidente della Regione Toti somigli un po’ a una seppia? Arriva, butta fuori una spruzzata di liquido nero e poi, dopo aver confuso tutto e tutti, se ne va.

Così ha fatto a Fegino, in occasione della grave perdita dell’oleodotto. Il Comune c’era da subito, come è giusto, mentre la Regione l’inchiostro lo ha spruzzato giorni dopo, peraltro con qualche difficoltà di orientamento a trovare la foce del Polcevera.

E che dire dei recenti tragici incendi nel levante e nel ponente genovese? Anche lì il Comune c’era, così il suo Sindaco. La differenza – rispetto alla Regione – sta nel fatto che, per pudore, non convochiamo conferenze stampa alle ore 23, tra le fiamme. Per noi conta affrontare i problemi piuttosto che apparire e creare illusorie aspettative.

Quanto a un paio di questioni che citi nell’articolo – Mercato del pesce e Galleria Mazzini – io e il mio collega Piazza saremmo lieti e onorati di accompagnarti a Ca’ de Pitta, così potrai fare un confronto tra le due strutture, mentre per quanto riguarda Galleria Mazzini, se gradirai, ti fornirò tutte le informazioni legate ai nostri investimenti e alla complessità di un intervento pubblico in un contesto dove sono presenti competenze e proprietà dei privati.

Vorrei infine che tu ponessi la giusta attenzione ad alcuni esempi concreti del “fare” – dagli interventi di ingegneria idraulica ai PON, dal Bando Periferie al Patto per la città – voluti dal sindaco Doria e dalla sua Giunta e sui quali pressoché nullo è stato l’apporto del Governatore Toti.

Invece che cercare di fare il “sindaco a distanza”, il presidente della Regione farebbe bene a esercitare il suo ruolo nell’interesse dei liguri che lo hanno eletto, dedicando meno tempo alla vicende politiche nazionali e maggior attenzione alle questioni locali. Anche perché, caro Mario, la strategia della seppia prima o poi non funziona più. 

*Assessore alla Protezione civile Comune di Genova

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LA REPLICA - Caro Gianni, hai ragione: la frittura di luassi è gastronomicamente impossibile. Ma vedi, Gianni, un amministratore deve essere sempre vicino ai cittadini, soprattutto quando questi si trovano in un drammatico frangente. Tu lo sai bene, perché segui la strada tracciata da un tuo predecessore, l'assessore Fossati che, quando nevicava sul genovesato, arrivava sul Tomarlo prima dei cani San Bernardo. Così un sindaco o un assessore, che spesso non per colpe sue, può fare poco contro certi eventi naturali, almeno partecipa, si fa vedere, ascolta, rassicura. In una parola, Gianni, esiste.

Per quanto riguarda il nuovo mercato del pesce lo vedrò molto volentieri. Ma al di là di tutto, lasciamelo dire, è' stata una scelta un po' forzata spostarlo a monte, quando una bella area anche arricchita da altre attività legate al mare sarebbe stata perfetta , pensa un po'.... sul mare! Magari all'interno del defunto Blue Print, o del fortunatamente dimenticato progetto allucinante di Ponte Parodi, o vicino al cadavere della Fiera del Mare. Certamente non in Galleria Mazzini, dove io spero di vedere un giorno tornare i librai. Magari senza l'elmetto in testa per difendersi dai calcinacci.

Credimi, caro Gianni, tu stai facendo più di quello che dovresti. Con poche risorse e una città che, non certo solo per vostre responsabilità, è vittima di degrado e abbandono. Al di là dei luassi, delle fritture di seppie, di Toti e di Doria.  A noialtri genovesi, in fondo, basterebbe non fare la fine dei tonni.  (M.p.)