Che ci azzecca il Blue Print, appena rimandato a ottobre, con il caso Amiu che ha affondato la giunta di Marco Doria? Molto, moltissimo perchè  la sequenza micidiale del flop nel concorso per realizzare l'ennesimo  Waterfront di Renzo Piano più la delibera Amiu-Iren, affondata dal consiglio comunale, fanno parte dello stesso grande tema genovese di questi anni perigliosi: l'incapacità di decidere.Del Blue Print, su cui avevano puntato molte fiches il sindaco Marco Doria ed anche l'oggi redivivo Claudio Burlando, già presidente della Regione, parliamo da tre, quattro anni. E siamo già fuori strada, dopo che Piano ha regalato al Comune il suo pregiato disegno e noi non siamo stati capaci di andare avanti.
Del problema rumenta, che è connesso alla famigerata (per Doria) delibera Amiu-Iren, parliamo da lustri. Vi ricordate il dibattito sull'inceneritore, che poi è stato chiamato biodigestore e poi in altro modo, anche se è sempre rimasto quel che era in partenza: un bruciarumenta?
Appunto, sono lustri che ne parliamo, ma negli ultimi dieci anni, dopo la giunta Pericu, il caso era diventato urgente di fronte alla totale emergenza di Scarpino, la montagna di rumenta che ci sovrasta. Nessuna amministrazione ha avuto il coraggio di decidere e oggi quell'emergenza si è riassunta nella decisione di “privatizzare” Amiu, azienda oramai alla canna del gas, con l'accordo Iren, una società piena in Italia di ex inceneritori, che lavorano a scartamento ridotto, quindi felici di inghiottire la nostra rumenta.
Avessimo deciso prima non saremmo oggi ridotti a avvoltolarci e strangolare tutto con la delibera salva Amiu e salva tasche dei cittadini sui quali potrebbe abbattersi la stangata Tari.
L'impasse sul Blueprint è figlia dello stesso malefico freno a decidere: piuttosto che fare una scelta si costruiscono concorsi, gare, dibattiti pubblici, come nell'indegno caso della Gronda, e si annega in infinite discussioni, confronti, contrasti, con un finale pirotecnico di ricorsi al Tar, il perfetto “refugium peccatorum” di sindaci, giunte, assessori, maggioranze, tutti refrattari a fare quello che i cittadini si aspettano sopratutto: decidere.
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