cronaca

Al Gaslini ha incontrato un bimbo cubano: colpita dalla tenerezza dei medici
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“Se un giorno tuo papà morisse in combattimento, non bisogna piangere” così scandendo bene le parole Aleida Guevara, figlia di Ernesto ‘Che’ Guevara mi racconta, seduta a un tavolino di un bar di Genova, come Fidel Castro, per lei lo zio, la preparò alla morte del padre quasi 50 anni fa quando lei era solo una bambina. Si commuove un istante quando ricorda di quella lacrima che le scese in volto quando capì che suo padre era morto, ma è solo un istante e poi ritorna a guardarmi con occhi fieri, orgogliosi, pieni di passione. Le chiedo come giudica il cambiamento che sta vivendo Cuba, lei mi guarda, mi sorride, si aspetta probabilmente questa domanda  perché dice “la stampa italiana ed europea anticipa gli avvenimenti.. Purtroppo non abbiamo una relazione normale con gli Stati Uniti c’è ancora il ‘bloqueo’ e fino a quando ci sarà non potremo avere con gli Stati Uniti relazioni normali”.


Aleida Guevara è a Genova per una serie di incontri sulla salute. All’ospedale Gaslini ha incontrato un bambino cubano di 6 anni dove è in cura ed è stato sottoposto a un trapianto di midollo osseo e dove in questi anni 10 bambini sono stati curati. Che incontro è stato?
Il bambino sta abbastanza bene e mi pare che molto presto potrà tornare a Cuba. Il professore ha lavorato con altri bambini cubani. Quello che mi piace molto di questo ospedale  è questo scambio umano, il calore e la tenerezza dei medici nei confronti dei piccoli pazienti.


Lei è un pediatra e dedica la sua vita ai bambini soprattutto a quelli svantaggiati.
Io mi comporto come qualsiasi altro medico cubano, perché la salute pubblica cubana ha una natura internazionalista. Noi diciamo sempre che l’uomo è molto più fortunato quando sa ricevere senza dimenticarsene  e quando sa dare senza ricordare. Per cui niente di speciale, sono un altro medico cubano, eccomi qui.


Come giudica la sanità a Cuba e in Italia?
Sarei ingiusta se io dessi un’opinione potrei solo dirlo se lavorassi qui ma non è il mio caso. Io vengo qui facendo visite e incontri solo alcune persone quindi non posso esprimere un’opinione ma tu sai quale problema sta passando l’Europa purtroppo la sanità pubblica sta andando verso la privatizzazione come l’istruzione e questo è un problema che solo gli europei potranno risolvere. Noi cercheremo sempre che la salute sia un diritto della gente del popolo.


Il suo paese sta avendo diversi cambiamenti, un’apertura con gli Stati Uniti, la visita del presidente Obama, come li giudica epocali o no?
In realtà non c’è stato un cambiamento, la stampa italiana ed europea anticipa gli avvenimenti. Purtroppo non abbiamo una relazione normale con gli Stati Uniti. Oggi alle Nazione Unite si sta votando contro il ‘bloqueo’ che gli Stati Uniti continuano a mantenere a Cuba e fino a quando questo non sarà superato non possiamo avere una relazione normale con questo governo. Comunque dovrebbero essere relazioni come quelle che abbiamo con i paesi europei. Quello che c’è a Cuba adesso è la ricerca di soluzioni per dei vecchi problemi che ancora esistono per esempio migliorare economicamente nonostante il ‘bloqueo’ ed è quello che stiamo cercando di fare per esempio sviluppando  l’agricoltura  organica, cerchiamo di svilupparci dal punto di vista industriale non vendere materie prime ma prodotti. Queste sono le cose che stiamo cercando di fare.


Lei ha un padre che è un simbolo per tante generazioni, cosa vuol dire essere figlia di un eroe?

Guarda io ho avuto il privilegio di avere una mamma spettacolosa che mi ha insegnato ad avere sempre i piedi per terra cioè ovviamente visto che sono la figlia di un uomo amato e rispettato certo che ho dei vantaggi ma mia mamma ci ha insegnato che dovevamo superare questo perché è qualcosa che non abbiamo guadagnato personalmente e questo è molto giusto per la nostra vita. Abbiamo vissuto e lavorato come cubani e abbiamo cercato di ridare tutto l’amore che abbiamo ricevuto. Ovviamente mi sento molto orgogliosa di avere avuto un padre come il mio.


Lei era molto piccola quando sua papà è morto, quando pensa alla sua infanzia ha un ricordo che tiene nel cuore?

Io ho pochi ricordi di mio padre, ho imparato a conoscerlo attraverso l’amore di mia mamma e dei compagni di lavoro. Ma ho delle immagini impresse nella mente: avevo 4 anni e mezzo e mio padre accarezzava la testolina di mio fratello che aveva solo un mese e lui è dietro a mia mamma che aveva in braccio il bambino e lui lo accarezzava con una massima tenerezza e io sono sotto e guardo la scena e mentre te lo sto raccontando mi sembra di riviverlo. Molti anni dopo ho capito che io, quella bambina, in quel momento ha colto la tenerezza del momento, era come un momento di addio. E’ questo che ricordo soprattutto.


Cosa ricorda dei momenti della morte di suo papà?

Io avevo 6 anni e Fidel Castro, che io chiamo zio, mandò a chiamare me e mia sorella maggiore perché voleva prepararci. E ci disse una cosa bellissima quella notte: “Se un giorno tuo papà morisse in combattimento, non bisogna piangere per chi muore così e quindi ci chiese la nostra parola di pioniere, ma io non ero un pioniere che è un’organizzazione dei bambini di Cuba dai 5 anni ma in quel momento si diventava pionieri dai 7 anni e allora io dissi: “Zio io non sono ancora pioniere” e allora mi disse: “Va bene dammi la tua parola rivoluzionaria”. Il giorno dopo mi sono incontrata con mia mamma che stava lavorando e vidi che piangeva moltissimo e allora io le ho chiesto che cosa aveva. Non mi ricordo che lei mi abbia detto che mio papà fosse morto ma io ricordo che tirò fuori una lettera di addio di mio papà, e  iniziò a leggerla, e la lettera inizia con queste parole:  “Tuo padre è stato un uomo che ha agito come pensava” e alla fine “un grosso bacio da papà” e io mi sono resa conto con questa lettera che mio padre non c’era più e mi scese una lacrima, ma mi sono ricordata della parola rivoluzionaria data a Fidel e allora dissi a mia mamma: “Non possiamo piangere perché è morto combattendo. Mia mamma non capiva perché non sapeva che Fidel mi aveva preparto e per lei fu un colpo, ecco questo è quello che ricordo di quel giorno.


L’anno prossimo saranno 50 anni dalla morte di suo papà secondo lei quali sono gli insegnamenti che ha lasciato al mondo e qual è l’insegnamento che ha lasciato a lei?
Mio padre è sempre stato coerente, non ha mai detto o fatto qualcosa che non pensasse e ha sempre fatto quello che aveva detto. Diede sempre un esempio. Credo che sia una delle cose più importanti che ci ha trasmesso. E’ giusto che gli uomini abbiano la capacità di sognare però non si può impedire neanche che alcuni possano trasformare i sogni in realtà, dobbiamo essere  noi stessi, dobbiamo trasformare i nostri sogni in realtà. Ecco mio papà ha preparato la strada e bisogna continuarla.


“Sai un giorno una giornalista tedesca mi disse che sembravo un orsacchiotto”. Mi guarda, sorride, e quando mi giro di nuovo verso di lei, mi mima con le mani e il viso il verso dell’orso e poi scoppia in una risata. Mi saluta così Aleida, medico, capelli biondi, viso bello rotondo e un cognome di quelli che hanno fatto la storia: Guevara. Una donna che sembra timida e dolce ma che trasmette forza e orgoglio.