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Dopo il no di Bersani potrebbe arrivare la mediazione
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Direzione del Pd ad alta tensione dopo la rottura con Bersani giunta alla vigilia: l'ex segretario del partito, dopo aver votato sì alla riforma per tre volte in Parlamento, ha annunciato il suo 'no' allineandosi così a D'Alema. Il premier Matteo Renzi, in risposta, apre alla possibilità di cambiare l'italicum per tenere unito il partito. Ma la corrente di minoranza conferma il suo No alla riforma. 

La Direzione Pd ha approvato la relazione del segretario Matteo Renzi con "nessun voto contrario e nessun voto astenuto". Ma la minoranza Pd non ha votato.

In apertura Renzi ha aperto alla minoranza:
'Provo a offrire una soluzione, nel rispetto di tutti'. Ma se c'è chi immagina 'di usare la legge elettorale come alibi, lo smontiamo'. E propone che la minoranza 'entri in delegazione' sentendo tutti i partiti, anche i 5 Stelle. Scettica la Sinistra Dem. Cuperlo: 'Accordo vero o voto no e mi dimetto da Parlamento'. Speranza: 'Proposta di Renzi insufficiente. Su modifiche serve spinta Pd e governo'.

Con la relazione di Matteo Renzi "abbiamo fatto un passo sul sentiero - ha detto Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem, intervenendo alla direzione Pd - e chiedo se c'è quella volontà politica di evitare una frattura. Una proposta non può essere rinviata al dopo, io dico di andare a vedere la sostanza di queste parole nei prossimi giorni, poi ognuno assumerà le proprie decisioni. Se un accordo vero sulla legge elettorale non ci dovesse essere - ha aggiunto Cuperlo - il 4 dicembre non posso votare la riforma che ho votato 3 volte in Parlamento ma Matteo ti dico 'stai sereno' perchè che se sarà così, un minuto dopo, comunicherò le dimissioni alla presidente della Camera".

"Avremmo avuto l'Italicum senza la fiducia e il Pd che fa da motore? Chi ha fatto quel passaggio - ha detto Roberto Speranza - molto sbagliato, deve avere il coraggio e la forza di porre rimedio". "Io fino all'ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo: si vuole fare un comitato? Bene. Ma serve un'iniziativa Pd e una spinta del governo. La proposta che hai fatto oggi non è sufficiente perché sconta ancora questa debolezza", ha detto Speranza a Matteo Renzi.

L'INTERVENTO DI RENZI - "Tra le stime del governo e le stime del Fmi - ha detto Renzi nel suo intervento in direzione Pd - che non è un covo di pericolosi comunisti, si possono fare valutazioni ma che si aprano discussioni sui quotidiani per due giorni fa scattare un sorriso anche perchè le stesse voci preoccupate non si levarono quando nel 2012-2013 la crescita era del meno due per cento. Dal meno due siamo passati al più 1, non è ancora sufficiente ma è chiaro che la direzione è tornata giusta".

"Oggi in Italia ci sono diritti in più, ma anche tasse in meno - ha detto ancora Renzi -. L'ultima volta che a livello nazionale si è aumentata la pressione fiscale è stata ottobre 2013 quando si è fatta aumentare l'aliquota Iva, c'era il governo precedente. Da quel momento niente più tasse aumentate in Italia".

"Battiamo i pugni non per un trafiletto sui giornali ma per cambiare la direzione di marcia in Ue. Lo abbiamo fatto ma non quanto avremmo voluto per la debolezza strutturale dei nostri compagni di viaggio socialisti che lo hanno fatto a giorni alterni".

"Provo a offrire una soluzione, nel rispetto di tutti - ha detto Matteo Renzi alla direzione Pd -. Io ho il compito politico di affrontare il tema del cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo. Se ognuno immagina di usare la legge elettorale come alibi, lo smontiamo, per non perdere l'occasione della riforma costituzionale".

"Ballottaggio sì o no - e sapete come la penso - premio alla lista o alla coalizione e modo in cui si eleggono i parlamentari (collegi, preferenze o - ma non lo consiglierei - sorteggio). Su questi punti apriamo una discussione profonda, seria".

"Propongo una delegazione formata dal vicesegretario del Pd come coordinatore, i capigruppo, il presidente, più un esponente della minoranza: siamo totalmente disponibili a lavorare, chiedo solo che la delegazione senta tutti gli altri partiti, anche i 5 stelle: siamo per utilizzare queste settimane e mesi per togliere tutti gli alibi": è l'apertura che il premier Matteo Renzi fa alla minoranza in direzione, assicurando di incardinare una proposta di legge subito dopo il referendum.

"C'è un Paese che sta ripartendo - ha spiegato Renzi - e la riforma non è un giocattolino di qualcuno, è la chiave di volta. Siamo pronti a ulteriori elementi di mediazione ma non siamo disponibili a bloccare il Paese in nome dell'unità del partito". "Il Paese se non viene salvato dal Pd è condannato a una discussione di decenni su quello che poteva fare l'esperienza riformista e non ha fatto. Il Pd è qui per rimettere in moto il Paese. Io so qual è la mia responsabilità", ha aggiunto.