Nel Pd genovese alle prese con mille tormenti, dopo la rinuncia di Luca Borzani, presidente di Palazzo Ducale e già assessore della giunta Pericu, idealizzato da molti come possibile risolutore dello sbando piddino, c’è solo una certezza: Simone Regazzoni non si ferma, propone programmi, primarie, alleanze, attacca il partito, lo scuote. L’ultima mossa a sorpresa, dopo aver definito dinosauri i vecchi della classe dirigente della sinistra genovese, è quella di lanciare l’idea di un patto generazionale: in altre parole la soluzione del filosofo rottamatore è questa: Regazzoni (se stesso) candidato sindaco, e il dinosauro Borzani suo vice. E subito dopo condivide un caffè (politicamente) corretto in pieno centro con il megalosauro Mario Margini per chiedere il "riconoscimento politico" della sua figura dentro il Pd.
E così, mentre il segretario Terrile si affretta a dire che l’uscita di scena del presidente di palazzo Ducale è in linea con le strategie del partito, Regazzoni rilancia il coinvolgimento di Borzani, in modo provocatorio: “È una risorsa, ma non è il candidato giusto per vincere” scrive Regazzoni nel suo comunicato stampa quotidiano ipotizzando una santa alleanza tra "due tradizioni della sinistra genovese". Altri dinosauri scalpitano. E Margini, che ha accettato l’invito del filosofo rottamatore, si è detto disponibile ad aprire un confronto programmatico, davanti al caffè. De la paix?
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