cronaca

L'inchiesta ha portato all'arresto di un giovane siriano di 23 anni
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"Predichiamo la pace, sempre. Anche durante l'ultima preghiera di venerdì scorso dove ho condannato gli attentati in Francia". Si difendono gli imam genovesi, indagati per associazione con finalità terroristiche nell'inchiesta della procura di Genova che ha portato all'arresto di un giovane siriano di 23 anni che stava per arruolarsi tra le fila del gruppo quaedista Al-Nusra.

Dall'inchiesta della Digos, coordinata dal pm Federico Manotti, emerge che due dei tre imam indagati avrebbero messo in piedi una terza moschea a Sampierdarena, dove si riunirebbero i musulmani con posizioni radicali e dove stava per nascere una vera e propria cellula jihadista. "Ma non è così - continua l'imam - anzi noi siamo contro il terrorismo. Tra i documenti sequestrati dagli agenti ci sono i nostri depliant contro la violenza, contro il terrorismo".

Il perno dell'inchiesta sarebbe l' albanese, Bledar Brestha, 34 anni, predicatore del centro 'Al Fajer' di piazza Durazzo, con alle spalle studi in giurisprudenza islamica. E' lui il punto di contatto con il giovane siriano. E' lui che con l'altro imam Mohamed Naji, 33 anni, marocchino che secondo la procura avrebbe abbracciato l'estremismo islamico (predica nella sala di preghiera di vico Amandorla) creando la nuova moschea a Sampierdarena dove lo stesso ragazzo viene ospitato durante i suoi soggiorni in Liguria.

"Noi siamo sereni - conclude l'imam - e abbiamo fede che tutto si risolverà presto". Il terzo imam indagato è Mohamed Alì Othman, tunisino di 23 anni che guida la moschea di via Castelli. E' conosciuto per le sue posizioni salafite.