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Ultimo question time per l'ex Primo Ministro
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David Cameron oggi lascia, dopo 6 anni, la guida del governo britannico a Theresa May, suo ministro dell'Interno dal 2010 (record nell'ultimo secolo) e da lunedì nuova leader Tory. Fra gli adempimenti finali di Cameron, secondo il Times, il via libera a una serie di riconoscimenti e decorazioni per amici e alleati. Oggi quindi, il 50enne primo ministro uscente risponderà a un ultimo question time alla Camera dei Comuni, poi andrà a Buckingham Palace per rassegnare formalmente le dimissioni nelle mani della regina.

Poco più tardi sarà la volta di May, 60 anni, di presentarsi a palazzo per ricevere l'incarico. Il nuovo gabinetto dovrebbe essere formato fra la fine della settimana e al massimo lunedì. Già si parla di Liam Fox, ex ministro della Difesa, brexiter di ferro, per la carica di segretario di Stato incaricato di attuare il divorzio dall'Ue. Mentre il filo-europeo George Osborne potrebbe lasciare il ruolo chiave di cancelliere dello Scacchiere e il portafogli del Tesoro, ma essere magari 'ricompensato' con gli Esteri.

Si lascia alle spalle il divorzio dall'Europa e un gatto.
 David Cameron impacchetta le sue cose e archivia con un ultimo consiglio dei ministri 6 anni al governo della Gran Bretagna: segnati inevitabilmente dal referendum sulla Brexit che egli stesso aveva architettato e che infine lo ha travolto. Se ne va a nemmeno 50 anni (li compirà a ottobre, negli stessi giorni in cui la donna chiamata a succedergli e a rimettere insieme i cocci, Theresa May, spegnerà 60 candeline) con la moglie Samantha e i tre figli. Ma non con Larry, il micione che dal 2011 viveva con loro al numero 10 di Downing Street e che ha diritto di restare perché - ha precisato serio un portavoce - è "un impiegato dello Stato", addetto alla caccia ai topi nella residenza politica più famosa del regno.

Fra i colleghi di governo e fra i deputati del Partito Conservatore oggi è tutto un coro di tributi e salamelecchi, alternati a omaggi non meno unanimi nei confronti dell'entrante May: impegnata a soppesare i nomi della futura compagine in attesa di farsi consegnare le chiavi di casa domani sera dopo il doveroso passaggio a Palazzo dalla regina. Owen Jones, graffiante commentatore del Guardian, vede invece un altro Cameron e ne bolla la premiership come "la più disastrosa dai tempi di Neville Chamberlain", l'uomo consegnato alla storia come colui che si piegò all'appeasement con un certo Adolf Hitler. Una moderna "tragedia che pagheremo tutti", sentenzia. Giudizio tagliente che altri non condividono. Ma che ha il merito di concentrarsi sulla sua vera eredità storica: quella di fronte alla quale svaniscono il rinnovamento della classe politica Tory, la ripresa economica (pur al prezzo di tagli e disuguaglianza), il rilancio dell'occupazione (magari precaria, ma a livelli record) e qualunque altro merito gli si voglia attribuire sul terreno dell'ordinaria amministrazione. Quel che resta passa adesso nelle mani di Theresa May, per sei anni sua ministra dell'Interno e severa custode di una linea dura sull'immigrazione talora incapace di reggere alla prova dei fatti. Comunque una figura esperta, in grado - almeno sulla carta - di provare a riunire il partito e a dare un minino di stabilità al Paese. Neppure per lei sarà facile.