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I tre candidati faccia a faccia nella seconda parte del confronto finale
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Se le Comunali di Savona fossero una partita di calcio, i bookmaker farebbero fatica ad assegnare quote. Perché i tre candidati più chiacchierati della campagna elettorale si presentano allo scontro decisivo con diverse analogie, ma anche linee di frattura che potrebbero fare la differenza. Su Primocanale va in scena la seconda parte del confronto finale tra gli aspiranti a sindaco. Dopo i quattro ‘outsider’ Barisone, Frumento, Pongiglione e Ravera, è il turno degli altri contendenti di centrodestra, centrosinistra e Cinque Stelle. Anche se per alcuni la partita è tra i Pentastellati e il ‘Partito Unico’ monoprogramma. Sarà davvero così?

Il centrosinistra schiera Cristina Battaglia, che ha vinto le primarie del Pd e si presenta in corsa sostenuta da altre piccole liste: Battaglia Sindaco per Savona, Lista arancione, Udc e Lista Civica Anima Savona. A lei il difficile compito di riscattare l’amministrazione Berruti, criticata da vaste aree dei progressisti e scivolata su un’enorme buccia di banana: il deposito di bitume. Risponde il centrodestra, compatto intorno alla figura di Ilaria Caprioglio, una che entra in politica da ex modella e scrittrice. Insieme a lei la Lista civica Caprioglio Sindaco, Con Ilaria Caprioglio Vince Savona e Lega Nord. E poi, in solitaria, Salvatore Diaspro scelto dal Movimento Cinque Stelle per sbaragliare i due poli identificati dai grillini come un monolita.

LA CAMPAGNA ELETTORALE – I toni non sono stati eccessivi, ma si può dire che la campagna per Palazzo Sisto sia stata comunque sostenuta. Cosa non è piaciuto ai candidati? Per la Battaglia “si è parlato poco del futuro della città e molto delle responsabilità passate”. Caprioglio risponde: “Sono stata programmatica e innovativa. Credo di aver parlato di futuro, proprio perché non mi piaceva la gestione precedente”. Più disteso Diaspro, che invece dice di aver trovato “tante persone con voglia di cambiare”.

IL LAVORO – Tema caldissimo a livello locale e nazionale, la provincia di Savona vive proprio in questi giorni un’emergenza legata alla crisi delle realtà industriali. Diaspro insiste sulle “piccole e medie imprese, perché il M5s è l’unica forza politica che ha dato un esempio concreto di come si possono aiutare”, quindi il turismo e le fonti rinnovabili che creerebbero molti posti di lavoro. Il pentastellato accusa Caprioglio e Battaglia di essere ancora legate al cemento e all’industria pesante. La candidata del centrodestra controbatte: “Non è vero, non l’abbiamo mai detto. Abbiamo parlato di riqualificazione urbana, ma non di costruire su terreno vergine. Le pmi chiedono soprattutto uno snellimento burocratico e sgravi fiscali. Poi immaginiamo uno smart district connesso al Campus con incubatori di green economy per sostituire l’industria pesante”. La Battaglia, invece, non chiude la porta alle emergenze industriali: “Bisogna riprendere l’accordo di programma, il turismo non può assorbire tutti i posti che perde l’industria”. Poi incalza Diaspro e gli chiede che piani abbia su Tirreno Power. “Riconvertirla e riqualificare i lavoratori”, risponde lui.

IL PORTO – Il nuovo regolamento parla chiaro: Savona e Genova accorpati sotto una sola autorità di sistema. Ma tutti chiedono autonomia. E tra le due città rischia di alzarsi un muro. Battaglia:“Non c’è più nessun muro, ma bisognerà gestire una riforma complessa. Condivido gli emendamenti proposti alla riforma in due direzioni: creare una divisione di scalo a Savona per avere autonomia organizzativa e finanziaria, e poi armonizzare le piante organiche”. Contro Genova? “No, per evitare l’impoverimento. Anche in termini di occupazione”. D’accordo anche la Caprioglio: “Abbiamo chiesto una proroga, il sindaco deve essere presente e vigilare sull’accorpamento. Serve un ufficio di direzione anche a Savona che prenda decisioni nell’immediato”. Ancora più deciso Diaspro: “Evitare la sudditanza da Genova. E poi il sindaco deve andare ai comitati portuali, non come Berruti che si annoiava”.

IL PARTITO UNICO –
Che Battaglia e Caprioglio siano un po’ appiattite sui programmi appare chiaro a diversi analisti, ma i Cinque Stelle ne hanno fatto la principale arma di campagna elettorale. E il presidente degli industriali Guglielmelli, auspicando un sindaco donna, ha confermato la tesi: una o l’altra per lui pari sono. “Lo ha esplicitato ancora una volta. Gli unici a rovinare l’incantesimo sono i Cinque Stelle. Noi non abbiamo le lobby del cemento, del carbone e del bitume. Puntiamo sul piccolo commercio, che è l’ossatura dell’economia. Le grandi industrie sono superate”, osserva Diaspro. Risponde Battaglia: “Quel che serve è un sindaco competente e affidabile, l’amministrazione deve dialogare col privato. Il Movimento Cinque Stelle qualche problemino ce l’ha, si vede nelle città in cui governa”. Caprioglio rincara: “Forse centrodestra e centrosinistra hanno persone con capacità amministrativa, i Cinque Stelle no”. Ma Diaspro rilancia sulle lobby: “Avete costruito tre centri commerciali, volete farne altri. Ci saranno conseguenze gravissime, si rischia la desertificazione”. Poi propone di costruirli, semmai, in periferia e la Battaglia lo schernisce: “Sì, allora cementifichiamo le campagne? Da voi sento solo dei no”. Insomma, la tesi del Partito Unico non viene smentita. Anche perché le tanto citate differenze ideologiche (“le unioni civili”, si affretta Battaglia) non collimano con la composizione delle coalizioni: ad appoggiare la candidata del Pd c’è pure l’Udc.

SICUREZZA – In settimana i residenti di Santa Rita hanno espresso a Primocanale le loro preoccupazioni in tema di sicurezza. E hanno dato l’assist a Ilaria Caprioglio: “Lo sapevo da vent’anni. Ci hanno presi in giro quando parlavamo di sicurezza all’inizio della campagna. Una città che vuole diventare turistica deve essere accogliente anche per i cittadini. Chiediamo un ritorno del vigile di quartiere, sistemi di videosorveglianza e un coordinamento tra municipale, polizia e carabinieri”. La Battaglia tende a sminuire: “A Savona ci sono tanti anziani, c’è un problema di percezione. Nelle città dove la sicurezza funziona è perché c’è stata integrazione di competenze. Si deve lavorare sull’inclusione sociale, non esiste un tema sicurezza”. Diaspro se la prende con chi ha fatto i tagli: “Fa sorridere sentire le ricette del centrodestra. Quando era al Governo ha tagliato 1,5 miliardi alle forze dell’ordine. Non c’è tutta questa delinquenza, ma va rispettata la percezione. Si possono fare subito alcune cose con pochissimi costi: videosorveglianza e illuminazione”.

IL COMMERCIO – Quali ricette per il commercio? Per Ilaria Caprioglio sgravi fiscali e co-working, ma soprattutto “meno bastoni tra le ruote, è ciò che accusano i commercianti. Non chiedono interventi risolutivi. I mercati straordinari li danneggiano. E poi lotta all’abusivismo. Servono sgravi fiscali, il Comune dev’essere madre e non matrigna”. In tema di tasse Diaspro stigmatizza l’odiosa “tassa sull’ombra” (quella sulle tende, precisa Battaglia) e continua: “Abbassare la Tari”. Come? “Raccolta differenziata porta a porta, ognuno paga in base a quello che produce”. La Battaglia la prende più larga: “Ci sono due tipi di commercio: uno legato al turismo, che si giova delle presenze in città, e uno in periferia, su cui bisogna agire con leve fiscali, ma anche portando nei quartieri iniziative itineranti”.

“UN SINDACO CHE VA OLTRE” – Carlevarino, savonese doc e rappresentante del mondo cooperativo, aveva chiesto una Savona meno isolata e un sindaco capace di andare oltre. Cosa avrà voluto dire? “Un sindaco presente per i cittadini e la città. Savona è anche il capoluogo di provincia, deve tornare capofila. In questi anni è mancato un sindaco. Pensate che in questi giorni è venuto un assessore regionale per risolvere un problema a Villetta Valloria”. Problema risolto, sì, ma in campagna elettorale. Battaglia? “Credo volesse un sindaco capace di dialogare. Per esempio Diaspro, che vuole elettrificare le banchine, dovrà guardare in faccia le persone quando perderà le navi Costa a Savona”. Pronta la replica: “Ci vuole il coraggio di fare certe scelte. Il primo compito del sindaco è difendere la salute dei cittadini”. Battaglia lo zittisce: “La fa facile. Parla come se le azioni non avessero conseguenze”.

BITUME: SI’ O NO? – Basterebbe una firma del ministero per alimentare di nuovo lo spauracchio del deposito sotto il Priamar. Oggi sono tutti d’accordo. “Non va fatto, soprattutto non lì”, dice Battaglia. “Non si può fare a Savona, una città a vocazione turistica”, fa eco Caprioglio. “Ma va fermato con un’azione legale, non bastano le parole”, puntualizza Diaspro. Vi impegnate tutti ad agire contro il ministero in caso di parere favorevole? “Sì”, dicono in coro. Ai posteri la sentenza.

LA DIFFERENZA – Va bene, di partito unico non ne parliamo più. Ma allora cosa differenzia i singoli candidati tra loro? “La credibilità”, spiega Diaspro: “Noi abbiamo le mani libere, possiamo concretizzare i programmi. È evidente che si debbano fare scelte. Con coraggio portiamo avanti una visione, ma da subito. Il programma del mio predecessore – sic – era interessante cinque anni fa. Ma non è stato mai attuato”. La Caprioglio torna sul dialogo: “Costruiremo un filo diretto tra il tessuto economico e la macchina amministrativa. In questo credo di differenziarmi molto dal centrosinistra”. Palla alla Battaglia: “Bene il dialogo, ma poi bisogna produrre qualcosa. Io ho un pragmatismo innato, sono un fisico di nascita. Dico cosa non si può fare, cosa si può fare e con quali risorse”. E porta alcuni esempi di come utilizzare i fondi regionali e governativi.

LA GIUNTA – Non vogliono sbilanciarsi sulla squadra post voto, e in questo si adeguano al costume politico più in voga. Si rischia di vedere il solito balletto di poltrone date in ricompensa a chi ha portato più voti. “I nomi? No, non sono pronta. Ritengo di essere autonoma, sono legittimata dalle primarie”, dice Cristina Battaglia “Non ci ho ancora pensato – prosegue Ilaria Caprioglio – ma di sicuro non saranno tecnici”. Su una cosa sono d’accordo: nove assessori sono troppi, bisogna riaccorpare le deleghe. “E tagliare sullo staff del sindaco”, precisa Caprioglio. Ma l’idea più originale è quella dei Cinque Stelle, che vogliono selezionare gli assessori con un bando in base a professionalità, competenze e condivisione dei valori del Movimento. E mentre la candidata Pd fa ironia – “Manderò anch’io il mio curriculum” – la Caprioglio pone un quesito scomodo: e se i candidati assessori arrivassero, mettiamo, da Catanzaro? Una circostanza che si sposerebbe male con le battaglie dei pentastellati, che vogliono tagliare stipendi e gettoni a tutti. “Se devono pagarsi le spese per il viaggio e lo stipendio sarà ancora più basso, non è che diventano corruttibili?”, si chiede Caprioglio. Anche perché i sindaci, ad oggi, prendono meno della metà di quanto guadagna un consigliere regionale. Diaspro cerca di difendersi: “Ma il territorio può essere anche Sassello, o Genova”. Battaglia chiosa: “Il sindaco può anche lavorare gratis e il Comune risparmia qualcosa. Ma gli eventuali danni possono essere irreparabili”.

PERCHE’ VOTARVI? – Uno spot al volo. Battaglia: “Sono una persona credibile, onesta e leale. L’ho dimostrato dicendo come intendo fare le cose”. Caprioglio: “Appartengo alla società civile, mi sono impegnata per la città, ora voglio continuare a farlo come sindaco”. Diaspro: “Sono affidabile, serio, onesto e con le mani libere. Possiamo voltare pagina”. Era davvero l’ultima sfida. Ora parleranno le urne.