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Intervista a Rodolfo Leone, Ad di Invitalia Partecipazioni
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I numeri fanno ben sperare: la nautica italiana, sulla spinta degli equilibri internazionali, riguadagna posizioni e si avvia a uscire dalla crisi. Parola di Rodolfo Leone, amminsitratore delegato di Invitalia Partecipazioni e noto in Liguria per incarichi politici e finanziari,che assicura: "Non si tratta di un settore legato solo al lusso: intorno alla nautica ruotano molte altre attività". Per Primocanale lo ha intervistato Luigi Leone. 

Invitalia ha attività soprattutto nel centrosud e poi a Cornigliano. Sembra quasi la dimostrazione di una Liguria che in realtà ha indicatori economici da profondo Sud.

No, la ragione della presenza di Invitalia, quindi del Minsitero dell'Economia, nella Società per Cornigliano è diversa. Quando l'Ilva lasciò le aree a Cornigliano intervenne Sviluppo Italia, intanto per la bonifica dell'ex Italsider di Campi, e poi per le aree Ilva, tuttora in corso. Non è una questione economica, ma riguarda i problemi di ambiente. La bonifica sta procedendo con un ottimo esempio di collaborazione tra amministrazione di colori diversi.

Tra l'altro bisogna dare atto che la politica genovese non ha aspettato la magistratura per affrontare il tema ambientale, come invece è successo a Taranto.

In effetti le cose stanno procedendo bene, per fortuna Genova non ha avuto questo problema

In realtà Invitalia è un gruppo molto legato a quello che potrebbe essere lo sviluppo economico del Paese. 

Sì, nell'oggetto sociale c'è proprio la promozione dello svogni società di gestione si occupa di qualcosa. Noi ci occupiamo di problemi finanziari, riceviamo attività, facciamo cassa, trattiamo beni immobili. Con questa attività procediamo a liquidare situazioni non più convenienti e riallocare le risorse altrove. In questo momento ci occupiamo di porti turistici, in Sardegna, Campania e Sicilia, dove stiamo cercando di vendere o comunque liquidare dopo il risanamento.

Porti turistici significa anche turismo nautico. Mi pare si possa dividere l'approccio politico verso questo turismo in due fasi: quella del governo Monti che ha fatto di tutto per affondare il settore e, oggettivamente, il governo Renzi che sta un po' rivitalizzando il settore. Oggi lo scenario qual è?

Parto dalle buone notizie. La crisi della nautica in Italia sta arrivando a un esito più positivo. I dati del primo quadrimestre 2016 a Portisco ci danno un +57% nelle prenotazioni. Il turismo nautico straniero sta tornando in Italia e anche quello italiano sta rialzando la testa. Una bellissima notizia, certamente legata anche a fattori esogeni: i grandi investitori non vanno più tanto volentieri nel Mediterraneo orientale, li dobbiamo intercettare. È stato molto importante la riduzione dell'aliquota Iva, che deve essere recepito ancora da alcune regioni, ma la Liguria è stata la più solerte e sollecita. Però è vero, i Governi per molti anni hanno finanziato lo sviluppo del turismo nautico, poi con Monti c'è stata un'inversione di tendenza, un disastro

In pratica costruivamo i porti e poi abbiamo penalizzato chi ci mette le barche. 

Sì. Però bisogna tenere conto dell'aspetto sociale anche in relazione all'industria nautica. Se la gelata colpisce i costruttori di barche non servono più i porti turistici. Lentamente ci stiamo riprendendo, quest'anno ci sono ottime notizie.

Leghiamo spesso lo yacht al grande ricco, ma bisogna ricordarsi delle maestranze che ci lavorano. La presenza di questi 'Paperoni' nei porti turistici comporta attività svolte da persone che si guadagnano da vivere.

Esatto. Tra l'altro la barca in sé interessa a un'intera filiera che va dall'alimentare ai porti agli agenti marittimi. A parte il fatto che, poi, questi grandi yacht sono di proprietà di compagnie di noleggio, che a loro volta li noleggiano ad aziende o altro. È sempre difficile distinguere l'attività economica dicendo che la nautica non va sostenuta perché è un turismo da ricchi.

Recentemente a Genova c'è stato un evento legato ai charter. Cosa ne pensa lei?

La mia impressione è largamente positiva. Le grandi barche che non avevano abbandonato l'Italia stanno tornando in forza per ragioni legate agli avvenimenti internazionali. Il Salone di Genova era strettamente legato agli operatori del settore, non ha avuto rinomanza come la aveva una volta, quando richiamava decine di migliaia di spettatori.

Però era un evento più per addetti ai lavori.

Solo ed esclusivamente.

Anche lì ha tratto la sensazione di un turismo nautico che rialza la testa?

Sì, era comunque un salone internazionale, però c'è una bella vivacità sull'Italia.

Passiamo a uno scenario molto più locale. Che tipo di scenario economico vede per la città di Imperia e per questa provincia?

Mi duole doverlo dire, io qua torno tutte le settimane, ma l'attività economica in questo momento langue. Sentiamo pesantemente queste cose. E poi forse ci aggiungiamo qualcosa del nostro. Penso all'Agnesi, un retaggio culturale straordinario. Non riesco a capire perché la fabbrica debba chiudere. Il marchio c'è, andrà un po' rispolverato, ma ha ancora un'immagine. Quando ero assessore si parlava di investire in una nuova fabbrica, e invece non sta succedendo, anzi la stanno chiudendo. È una città tramortita, la crisi ha prodotto un senso di rassegnazione che non condivido, i giovani vanno via o parlano di andarsene. Bisogna stare qua e lottare. Del resto non è che il Prefetto possa risolvere situazioni come l'Agnesi. C'è un soggetto che deve rendersi tramite di una soluzione, che è il sindaco. Faccia qualcosa per tenere l'azienda lì e chiamare i capitali. Se ritengono di andare via lascino la fabbrica e il marchio. Una realtà come l'Agnesi non possiamo farla andare via.