cronaca

Chiazze di petrolio al largo nell'area di 28 chilometri
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"Nel mare si sono riversate 50 tonnellate di greggio". Il dato lo ha reso noto l'assessore regionale Giampedrone prima del vertice in Prefettura. In mare c'è una chiazza lunga due chilometri e larga 500 metri tra Savona e Imperia, più altre chiazze di greggio in un'area estesa 28 chilometri di fronte al Ponente ligure.

Un disastro ambientale che ha rischiato di aggravarsi nella mattinata, quando si sono rotte due delle barriere di ghiaia innalzate alla foce del Polcevera. La poca pioggia arrivata è bastata per abbattere la diga di ghiaia che era stata costruita sull torrente, poco più a monte del ponte di Cornigliano. La Capitaneria ha comunque precisato che "non è arrivato altro greggio in mare, anche perché erano attivi tutti i presidi di contenimento". 

Grande fermento e agitazione tra gli addetti ai mezzi che hanno dovuto spostarsi per non essere investiti dall'ondata. Il torrente si è portato via una fila di panne e i sifoni. Aperta una fessura anche nella seconda barriera verso il mare per consentire all'acqua di defluire, barriera che poi ha ceduto. Hanno resistito la terza diga prima dello sbocco e le barriere oceaniche galleggianti.


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“Il sistema predisposto per l’emergenza ha funzionato bene”, così Gianfranco Peiretti, responsabile qualità, sicurezza e ambiente di Iplom. “Quello che raccogliamo oggi sono iridescenze di qualche micron. Dalla tubazione domenica sera è fuoriuscita la prima parte del carico della nave, un misto di greggio e acqua, quindi poco viscoso. Questa emulsione tende ad allargarsi ma è molto sottile e agevole da recuperare”, si legge in una nota di Iplom, che intanto sta lavorando al progetto da presentare martedì in Procura relativo alle modalità di intervento nell’area sotto sequestro e funzionale al completamento degli interventi di messa in sicurezza ambientale.

PREVISTI ULTERIORI CONTROLLI -
Sono in arrivo da Livorno altri due mezzi per il presidio nelle attività di bonifica. Inoltre si alzerà in volo da Genova un ATR42 della Guardia Costiera, con a bordo l’Ammiraglio Pettorino, per un ulteriore monitoraggio aereo di tutto il litorale del ponente ligure, anche al fine di verificare quanta sostanza oleosa di quelle chiazze di iridescenza rilevate ieri sul litorale savonese è ancora presente, a seguito degli interventi che si stanno compiendo.

Le chiazze di petrolio si sono mosse verso la foce, minacciando da vicino il mare, anche se mantenute sotto controllo.
 La Capitaneria di porto ha dichiarato lo stato di emergenza locale". Preoccupa molto la situazione a Fegino e Pianego, per fortuna non c'è stata nessuna tracimazione nel Polcevera. La questione ora riguarda la criticità dello specchio marino. Faremo il punto coi Vigili del Fuoco per capire come operare. Dobbiamo riprendere in mano la situazione", ha precisato l'assessore Crivello a Primocanale.

FEGINO ACCUSA, DORIA RISPONDE - È arrivato a Fegino il sindaco Marco Doria. Un evento atteso dagli abitanti, che per tutti i giorni successivi agli sversamenti gli hanno rimproverato di non essere venuto tra i cittadini. “Ma il Comune è sempre stato presente qui, fin dal primo momento”, ha replicato il primo cittadino.

Gli abitanti di Fegino si erano lamentati sul corretto andamento delle bonifiche: "Anziché asportare il greggio dal fiume, lo hanno coperto con la terra. Ora c'è il rischio che si riversi di nuovo a valle". L'accusa è rivolta alla ditta che ha eseguito i lavori per conto di Iplom, proprietaria dell'oleodotto da cui è fuoriuscito il greggio e responsabile delle bonifiche. L'azienda, in un comunicato lanciato venerdì, aveva annunciato che il 90% del petrolio era stato rimosso dagli alvei interessati, così come richiesto dalle istituzioni locali durante gli incontri in Prefettura.

Alle polemiche Doria ha risposto: “Non mi sostituisco ai tecnici, ma posso dire che i lavori si stanno facendo bene. Non ho motivo di dubitarne. Le persone che intervengono sono diverse e sono professionisti. Non accetto che si dica che queste persone sono dilettanti”. Poi i cittadini hanno chiesto un confronto con lui a telecamere spente.

IPLOM CONFERMA - Anche per Gianfranco Peiretti, dirigente Iplom intervenuto durante il sopralluogo delle autorità regionali sul Polcevera, le prime bonifiche sono state eseguite in modo corretto: “Abbiamo svolto prima gli interventi più urgenti, scarificando la parte superficiale. Poi ci concentriamo sul resto. Era importante procedere subito alla messa in sicurezza d’emergenza”.

SOPRALLUOGO DELLA REGIONE - Erano presenti il presidente Toti e l'assessore alla protezione civile Giacomo Giampedrone, oltre a Gianfranco Peiretti, dirigente Iplom. "Il sistema di protezione in sostanza ha retto, tutto ha funzionato come doveva. Resta lo stato di emergenza locale in mare, nel Polcevera è tutto sotto controllo. Non ci sono stati nuovi sversamenti in mare, il petrolio sfuggito alle dighe che sono crollate era quello sversato nelle prime ore dell'incidente a Fegino", hanno precisato Toti e Giampedrone. L'assessore Giampedrone ha poi escluso l'intervento della Protezione civile nazionale, come ipotizzato dal ministero dell'ambiente.

IL VERTICE IN PREFETTURA - Si è concluso nel primo pomeriggio il vertice in Prefettura sull’emergenza petrolio a Genova. La buona notizia è che la rottura delle dighe alla foce del Polcevera non ha provocato nuove fuoriuscite di greggio in mare. Al largo di Savona, al confine con la provincia di Imperia, c’è una chiazza di greggio lunga 2 chilometri e larga 200 metri, ma la tramontana la sta spingendo al largo, scongiurando almeno in parte che si spiaggino altri idrocarburi.

“Stiamo intervenendo per eliminare l’inquinamento al largo. Siamo in azione con sei mezzi costieri più due mezzi d’altura e altri due che stanno arrivando da Livorno e Civitavecchia”, ha ricordato l’ammiraglio Pettorino. “Sul rio Fegino la situazione è rimasta invariata, così come sul rio Pianego, dove non c’è apporto di acqua. È in corso l’attività di ripristino di tutte le barriere. Sul posto ci sono autospurghi ed escavatori. Sono aumentate le panne per favorire l’attività di assorbimento”, ha detto il Prefetto Fiamma Spena.

Alla foce del Polcevera restano ancora una diga di ghiaia e alcune barriere galleggianti, profonde circa 1 metro e mezzo, che rappresentano una garanzia. A meno che il vento non le renda instabili. Le altre due barriere di ghiaia vengono intanto ripristinate allo stato precedente. L'incidente complicherà il lavoro di bonifica pianificato per i prossimi giorni. Si continua a lavorare con gli autospurghi e le opere di contenimento. Con la proclamazione dello stato di emergenza locale si possono prendere iniziative a difesa delle spiagge che potrebbero essere investite dalle chiazze di idrocarburi. Mobilitati battelli e gommoni per recuperare il greggio finito in mare

Era stata una notte relativamente tranquilla in Valpolcevera. Solo pochi millimetri di pioggia sono caduti sul rio Fegino e sul torrente principale, ma i quantitativi leggermente più elevati registrati alle sorgenti hanno determinato l'innalzamento del livello dell'asta principale. Parliamo di accumuli nell'ordine dei 40-50 mm sui rii Verde, Riccò, Burba e Molinassi, nei comuni di Mignanego e Ceranesi. Grande attenzione anche sui rii Pianego e Fegino: se si ingrossassero, il greggio ancora presente nei loro alvei si riverserebbe in quantità ancora maggiore nel Polcevera e quindi in mare. Rimane in vigore fino alle 14 l'allerta gialla emanata dalla protezione civile.

PETROLIO IN MARE - "In mare è finito circa il 10% del petrolio riversato nel Polcevera, non più di 50 tonnellate su 500". Ad annunciarlo è l'assessore regionale alla Protezione civile Giacomo Giampedrone, a margine del vertice convocato in Prefettura. "Situazione difficile, continuiamo ad aggiornarla. Si cerca di recuperare anche in mare ciò che è possibile. L'iridescenza, ovviamente, non si può recuperare, ma solo il materiale", continua Giampedrone.

Parte del petrolio ha già raggiunto le coste del savonese. La Prefettura di Genova, sulla base delle rilevazioni fatte dalla Capitaneria di Porto di Savona, anche attraverso riprese aeree, ha stimatato in circa 50 metri cubi di petrolio la consistenza della chiazza di idrocaburi individuata. Altre quattro chiazze iridescenti sono state individuate più vicine alla costa, in movimento verso Ponente, rende noto la Prefettura. 

"Più che preoccupati siamo attenti. Non vogliamo fare allarmismo, per ora affrontiamo i problemi e monitoriamo la situazione". Così parla a Primocanale Luigi Pignocca, sindaco di Loano. Per il momento la chiazza è all'altezza di Capo Mele. "Sono in corso tutte le azioni possibili per evitare spiaggiamenti. So che qualcosa si è già spiaggiato nel Levante savonese, ora stiamo attenti al mare e vediamo cosa succede", dice Pignocca. Il primo cittadino rivierasco, poi, invita a non fasciarsi la testa in anticipo: "Sì, siamo preoccupati che la stagione turistica venga rovinata. Ma non è detto che succeda".

Negli scorsi giorni il greggio aveva già raggiunto le acque antistanti il porticciolo di Pegli, vicino all'imbarcadero, nel ponente di Genova. La segnalazione è giunta al centralino della Capitaneria di Porto che ha subito disposto la bonifica della chiazza. L'obiettivo è ottenere la piena balneazione per l'estate: "Per questo non facciamo sconti alla Iplom e chiediamo un immediato ripristino delle condizioni della spiaggia e degli scogli macchiati dal greggio", ha detto Mauro Avvenente, presidente del Municipio Ponente.

La situazione preoccupa i balneari. Gianni Bazzurro, presidente dei balneari genovesi, spiega a Primocanale: "Abbiamo contattato tutti i colleghi sulla costa, ci fidiamo di quello che dicono le autorità, ma è indispensabile mantenere un presidio per monitorare la situazione".

IL TUBO - Nella zona dello sversamento si teme che possa uscire altro petrolio. Perché proprio dietro al tubo c'è una concavità del terreno, probabilmente ancora piena di greggio. E le piogge potrebbero far tracimare il liquido contenuto all'interno, mandando a valle altro veleno. I tecnici Iplom spiegano che è impossibile coprire l'area con materiale solido: anzitutto perché incombe il sequestro, e poi perché il versante è molto franoso.

DRAMMA IPLOM - I sindacati di categoria e le rsu hanno incontrato Iplom per discutere della richiesta di apertura della procedura di cassa integrazione chiesta dall'azienda che costringerà a fermare la raffineria a partire dal 25 aprile. "La procedura si è conclusa - si legge nella nota dei sindacati - con la firma dell'accordo della cig a rotazione per 240 dipendenti. Durante la fermata l'azienda garantirà la presenza di una squadra di emergenza di numero superiore a quella prevista dalle normali procedure".

Produzione ferma dal prossimo lunedì e cassa integrazione dal 6 maggio. In cassa, a rotazione, andranno 240 lavoratori su 252. L'accordo è stato firmato in una riunione fiume tra azienda e rappresentanti sindacali. I 12 lavoratori che non saranno interessati dalla cassa integrazione saranno impegnati nelle attività al porto petroli di Multedo e nel deposito di Fegino, due siti che continueranno in parte a rimanere operativi.

“A Busalla viviamo entrambi gli aspetti – dice il sindaco Loris Maieron – sia i disagi per l’ambiente sia la vicenda occupazionale. Siamo preoccupati, la popolazione vive tutto questo con ansia dalla popolazione. Il dialogo con l’azienda è costante: “C’è sempre stato, gli incontri ci sono, ci siamo rapportati con loro per il nuovo Puc. Chiaro che è un’azienda a rischio incidente rilevante, è seguita da tutti gli enti preposti. Stiamo facendo tutto ciò che prevedono le normative". Intanto a Fegino si chiede a gran voce la chiusura. “È una situazione difficile. Ci sono enti preposti perché le aziende lavorino in sicurezza e rispettino leggi, normative e controlli”

ANCHE L'IIT IN CAMPO - Alle forze in campo contro il petrolio potrebbe aggiungersi anche l’Istituto Italiano di Tecnologia, che tra l’altro ha sede in Valpolcevera, a Morego. “In virtù di un campionamento potrebbero rendersi disponibili ad analizzare il materiale in modo scientifico così da suggerire il metodo migliore per assorbirlo”, spiega Crivello annunciando la notizia.

L'INCHIESTA - Il pm Cotugno dispone una perizia tecnica per stabilire come e perché si sia rotto a Genova il tubo dell'oleodotto della raffineria Iplom. Sono tre i fronti seguiti dagli investigatori: una piccola frana, le condizioni della condotta e le manovre eseguite dai tecnici durante il pompaggio del greggio nell'oleodotto dal porto petroli di Genova Multedo alla raffineria Iplom. Il pm valuta la nomina di un geologo per stabilire se lo smottamento creatosi sul luogo dello sversamento sia stato la causa di un danno all'oleodotto.

LA SITUAZIONE A FEGINO - Via Borzoli verrà chiusa in ora serale per un breve tratto, in modo da consentire la prosecuzione dei lavori in piena sicurezza. Saranno vietati il transito e la sosta dalle ore 21 alle ore 5 nei giorni 22, 23 e 24 aprile nel tratto compreso tra via Ferri e salita alla Chiesa di Fegino. Potranno però passare i mezzi in servizio pubblico e i residenti. "Se i lavori finiranno prima il divieto cesserà in anticipo", riferisce l'assessore Crivello. L'ordinanza è stata firmata dal sindaco Doria.

Resta alta la tensione tra gli abitanti. "Il sindaco ci ha invitato lunedì a una riunione privata. Ma noi non ci andiamo. Lui è il nostro rappresentante, deve venire qui tra la gente a vedere la situazione. Noi non siamo al suo servizio, è lui al nostro servizio", attacca Marta Parodi, una delle cittadine più battagliere a Fegino, che si era già sfogata a Primocanale in lacrime durante l'incontro in Regione subito dopo gli sversamenti. E dal quartiere arriva un secondo appello: "Ora c'è l'emergenza e gli occhi sono tutti puntati qui. Ma per favore, non dimenticateci". Scoppia la rabbia contro Iplom: "Se ne devono andare, sono anni che subiamo ingiustizie".