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L’europarlamentare striglia i big del partito: “Contrapposizioni deleterie”
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Due persone di grande spessore e capacità come Orlando e Paita, che ricoprono ruoli importanti, hanno un impegno da svolgere al Governo e in Regione. Il partito a livello locale deve avere dinamiche che possono andare oltre queste contrapposizioni”.

Brando Benifei, il giovane europarlamentare spezzino del Partito Democratico, questa volta non le manda a dire. Lo scontro in atto tra le correnti che fanno riferimento al Ministro della Giustizia da una parte e alla Consigliera Regionale dell’altra, non si placa, anche se nelle ultime settimane è rimasto sotto traccia. Nel partito, a livello locale, sta crescendo il malessere per le tensioni tra i due big. Benifei prova a farsi portavoce di chi chiede di andare oltre alla sfida interna al partito:


Sono già stato criticato perché ho cercato di sottrarmi a questo tipo di contrapposizione – aggiunge Benifei – Ma questa non è la realtà del nostro partito. Le vecchie contrapposizioni erano molto forti. Ora con l’aiuto di nuove energie e di un rinnovato protagonismo dei territori e dei circoli serve andare oltre le contrapposizioni personali che credo siano state deleterie per il nostro partito”.


In realtà per ora le due anime del partito restano su posizioni distanti: i paitiani vogliono allungare i tempi del coordinamento provinciale, gli orlandiani puntano sul congresso entro fine anno. E sullo sfondo ci sono proprio le elezioni alla Spezia del 2017, con le due correnti che vorrebbero assicurarsi il candidato sindaco, ma devono anche fare i conti con un consenso che, come emerso dalle ultime regionali, non dà più la certezza di vittoria, nonostante la tradizione “rossa” del comune capoluogo.

Credo che si debba approfittare di questo momento in cui abbiamo un coordinamento provinciale che sostituisce di fatto un segretario per ricostruire un clima di fiducia, a cominciare dal tesseramento che deve essere ripreso – spiega Benifei -

Il PD ha avuto un problema di eccessiva frammentazione anche a livello locale. Dobbiamo lavorare per una unità che non sia di facciata, ma che si basi su un progetto in vista delle prossime elezioni amministrative, sia dei comuni della provincia spezzina che vanno al voto nel 2016, sia per quelle a Spezia nel 2017. Dobbiamo lavorare per un rinnovamento di cui c’è bisogno. Il partito ha bisogno di voltare pagina”.



Sul congresso l’europarlamentare spezzino si schiera invece con chi pensa debba essere fatto al più presto: “Credo che all’inizio del prossimo anno si debba procedere con il congresso, iniziando magari a fine 2015 con le procedure. Dopo l’ultima sconfitta non possiamo aspettare oltre”.

Benifei ha parlato anche della situazione più generale del PD ligure: “Sono stato nel circolo del centro storico di Genova e ho già detto queste cose: il PD deve ritrovare la capacità di essere partito. Durante il periodo delle regionali è stato troppo diviso in gruppi contrapposti per logiche personali e non ha lavorato per cercare le migliori soluzioni per i cittadini. Abbiamo bisogno di un cambio di passo. Ermini può essere una figura importante per una transizione e arrivare a un ricambio. Credo che da parte dei protagonisti della fase passata del PD sia necessario un passo di lato per dare spazio nell’attività di partito ai più giovani. Savona per esempio sarà un test importantissimo. I più giovani devono impegnarsi pienamente. Quelli che sono cresciuti insieme a me sono amministratori importanti, penso per esempio a Luca Garibaldi giovanissimo consigliere regionale del Tigullio, credo che sia nostra responsabilità ora dare un nuovo volto al Pd ligure”.

Brando Benifei questa sera sarà alle 21 al Carlo Felice di Genova, insieme a un esponente nazionale del PD, Fabrizio Barca, esperto di governance territoriale e al segretario provinciale Alessandro Terrile per un incontro sui temi dell’economia e dell’immigrazione, legati al ruolo dell’Europa.

A proposito di immigrazione Benifei difende l’operato dell’Italia in Europa: “Il primo passo fatto, quello di ricollocare 160.000 rifugiati da Italia, Grecia e Ungheria nei prossimi due anni, che si è già avviato, è il segno di uno sforzo del Parlamento Europeo insieme agli stati membri. Da sei mesi spingevamo per questa soluzione. Non è l’unica cosa da fare. E’ un primo passo, è necessario continuare in questa direzione, superando le regole di Dublino, ma anche su questo c’è un accordo politico ampio. Non solo i paesi in prima linea sul Mediterraneo dovranno gestire questo fenomeno”.

Quanto al ruolo dei comuni che spesso lamentano uno scarso supporto per gestire l’accoglienza, l’europarlamentare PD aggiunge: “Sono convinto che il Governo, con l’aiuto dell’Europa, possa ottenere la cosiddetta clausola di flessibilità pari allo 0,2% del Pil, uno sconto che consenta di recuperare le risorse investite soprattutto quando l’impegno dell’Europa era scarso per fronteggiare questa emergenza. Noi europarlamentari europei, aldilà dell’appartenenza politica, ci lavoriamo da tempo. Queste risorse possono essere impegnate dal Governo per sostenere economicamente i comuni che affrontano la più grande fatica”.