"Per fortuna a luglio è arrivato un acconto dal ministero. Siamo riusciti almeno a pagare le ditte che hanno eseguito i lavori. Ora siamo un po' più sereni".Più che arrabbiati sono preoccupati e rassegnati. "Ogni volta che viene nuvolo mi prende l'ansia. E poi prevenzione non ne possiamo fare, quei pochi soldi ci servono ogni anno per riparare i danni".
Oggi tocca a Mariagrazia Grondona, sindaco di Mignanego, alle porte della Grande Genova, passare in rassegna a Primocanale le difficoltà che devono affrontare i piccoli comuni dell'entroterra colpiti dal dissesto idrogeologico. "Solo nel novembre del 2014 - racconta - abbiamo avuto danni di somma urgenza per 3 milioni e 200 mila euro. Per noi una cifra folle anche solo a nominarla. A questi si aggiungano i 500 mila euro di danni conteggiati in ottobre".
Numeri esasperanti per un paesino di campagna. Gli ostacoli sono molteplici. Anzitutto, il rubinetto dello stato è sempre più avaro: "Ci avrebbero riconosciuto l'80% delle spese, ma con un tetto massimo di 1 milione e mezzo. Quindi, per noi, nemmeno la metà di quanto serviva".
Poi la stangata: un prelievo di oltre 400 mila euro "che abbiamo dovuto dare ai comuni cosiddetti in difficoltà attraverso il fondo di solidarietà". Leggi Milano o Roma. Infine il patto di stabilità, che blocca gli avanzi d'amministrazione, cioè fondi provenienti dai contributi degli abitanti.
"Lo Stato e la Regione ci delegano sempre più competenze: pulire i fiumi, far fronte al dissesto, prevenire le frane. Ma vorrei capire con quali soldi. Le cose devono cambiare - sospira Grondona - tutto va ritarato. Non possiamo più sostenere questa situazione".
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