La sveglia? Lasciamo perdere. Preferiamo dribblare la domanda. Lui vola dritto al forno intorno alle 2. E inizia la fatica. Che fa rima con divertimento. Perché il sorriso di Sebastiano è sempre lo stesso, dalla prima volta che ha fatto il pane: “Avevo 14 anni, ormai è una vita che faccio questo lavoro ma è sempre qualcosa di unico”. Ci apre il suo regno quando l’alba si affaccia su Genova. Via Lomellini, siamo incuriositi: vogliamo scoprire l’effetto che fa lavorare a 50 gradi proprio quando la Superba è invasa da un’ondata di calore. La risposta è da dieci in pagella: “Ormai ci sono abituato, nessun problema”. Siamo lì ad un passo dal forno. Temperatura bollente eppure lui non cambia di una virgola l’ espressione soddisfatta di chi fa il suo lavoro sempre con amore. E allora la fatica e il disagio sono solo un dettaglio. Il pane è pronto. Ci racconta la sua mattinata.
La chiacchierata continua. Proviamo a chiedergli, scusi ma un ventilatore? “Guai, così si rovina il pane: non esiste proprio. Anche aprire le finestre e far entrare un po’ d’aria può creare problemi”. Pane, amore e fantasia: “Proprio così, il pane ha un’anima e bisogna lavorare sempre con serenità e passione: è l’unico modo per fare un bel prodotto”. Eppure ci sono 50 gradi. Ma è solo rumore di sottofondo.
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