politica

Ripercorre gli ultimi intensi periodi di vita politica
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Raffaella Paita, la grande sconfitta, vuota il sacco. Parla per quasi un’ora a Mario Paternostro, nella puntata di “Intorno”, andata in onda su Primocanale, ripercorrendo questi ultimi due anni di vita politica. “Due anni di massacro”. Si sente unico bersaglio della débacle e reagisce con forza. “ le colpe ci sono, sono tante, mie in primo luogo e di tanti altri”.

Non ha sbagliato a diventare delfina di Burlando? “Io non sono delfina di nessuno. In giunta sono stata più discontinua di altri e forse questo mi ha creato contrasti e antipatie. Forse dovevo marcare di più la mia autonomia. Non sono stata capita”.

Scarica il grosso delle responsabilità su Cofferati. “Come posso dimenticare il suo sorrisetto al momento della mia sconfitta. Ma la battaglia contro di me è cominciata dopo la vittoria alle primarie. Quando sono entrata in federazione non c’era nessuno. Ero sola. Terrile stava al telefono e non mi parlava, Lunardon era chiuso a chiave dentro una stanza”.

Risponde alle accuse di primarie taroccate. Di alleanze con personaggi del centro destra discussi. “Non ho promesso niente a nessuno.”. Nemmeno una poltroncina? “Niente di niente”.

Non ha mai pensato di ritirarsi? “Solo quando ho ricevuto l’avviso per l’alluvione”. E non ha capito che duecento esponenti di spicco del Pd genovese avevano dichiarato pubblicamente di non volerla? La Paita spiega, non cerca giustificazioni, si difende, accusa molti. Anche la gestione del Comune di Genova. “Qui il Pd non mi ha digerita”.

E suo marito Luigi Merlo presidente del Porto la consigliava? “Mi ha aiutato, mi ha sempre messo in guardia contro alcuni personaggi. Lo voglio ringraziare pubblicamente per quello che ha fatto dimettendosi prima delle elezioni.”

Siete una coppia potente? “Lo eravamo”. E ora? “Si ricomincia. Farò la mia parte all’opposizione. Un solo consigliere regge in piedi Toti”. Come dire: saranno per il governatore di centrodestra mesi durissimi. Pieni di sassolini da levare dalle scarpe e, chissà, fra qualche mese anche qualche macigno.