cronaca

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“Voglio uscirne perché non ne posso più”: lo chiameremo Paolo, anche se non è il suo vero nome. Dopo mesi di inferno ha avuto il coraggio di ammettere a sé stesso e agli altri di avere un problema. Nel suo caso si chiama ludopatia, dipendenza patologica da gioco d’azzardo. Da circa un anno la sua droga sono i gratta e vinci, e in questi 12 mesi ha perso la casa e la famiglia.

Paolo ha 57 anni. Un momento di debolezza: è cominciato tutto così, come un incubo dal quale non riesce a svegliarsi. Ha anche chiesto aiuto a un’associazione. Sembrava fosse servito, ma la speranza è durata poco. “Ci sono ricaduto, anche perché sono da solo. Non riesco a fermarmi”. Duecento, trecento euro al giorno. Paolo ha perso tutto quello che aveva, e se gli si chiede di dire quanto si è giocato, risponde di non saperlo. "A un certo punto smetti di contarli, continui a giocare comunque".

Una storia come tante altre. Una malattia che riguarda sempre più persone, invisibile finché non esplode nella disperazione. Paolo non è ancora andato dagli usurai, ma teme sia questione di poco tempo. E il fenomeno dell’usura legato alla dipendenza dal gioco d’azzardo è in costante aumento, dicono le associazioni che seguono il fenomeno: “Il numero di casi è esploso”, dice Alberto Montani, Vice presidente della Fondazione anti usura di Genova.