cronaca

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Belsito, finito in carcere per associazione per delinquere finalizzata alla truffa, all'appropriazione indebita e al riciclaggio, difeso dagli avvocati Paolo Scovazzi e Alessandro Vaccaro, davanti al gip si é avvalso della facoltà di non rispondere per quanto riguarda i temi principali delle imputazioni e ha deciso, però, di rilasciare poi alcune dichiarazioni.
 

E di rispondere quindi solo ad alcune domande del gip, domande che però non vengono riportate nel verbale redatto "in forma riassuntiva".


Proprio rispondendo ad una domanda del giudice, Belsito ha fornito in poche battute quella che è la sua versione dell'inchiesta sullo scandalo dell'uso dei fondi della Lega, scoppiato più di un anno fa e che vede indagato per truffa anche il Senatur Umberto Bossi e per appropriazione indebita i suoi due figli, Renzo e Riccardo. "Il partito - ha affermato l'ex tesoriere - ha dovuto utilizzare me per screditare Bossi".



E a un'altra domanda del giudice, Belsito ha risposto che "in Lega Nord il limite statutario di fatto non era osservato, é una prassi seguita da vent'anni, tutti hanno sempre fatto cosi". Presumibilmente il riferimento è a quell'autonomia di firma per le operazioni finanziarie sino a 150mila euro che era indicata nello statuto del partito, quando lui gestiva la tesoreria. "I miei investimenti - ha voluto sottolineare l'ex tesoriere - sono stati tutti proficui. Io nella mia attività di tesoriere ho fatto quello che faceva il tesoriere che c'era prima di me".
 


Secondo Belsito poi, uno degli arrestati, Romolo Girardelli, procacciatore d'affari e detto 'L'Ammiragliò, "era un militante della Lega e conosceva molti esponenti della Lega". Riguardo, invece, alla tranche dell'inchiesta - coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini - su un presunto "comitato d'affari", Belsito ha messo a verbale di non aver "mai influenzato la Siram", società del settore dell'energia e della tutela ambientale. E ha raccontato che l'imprenditore Stefano Bonet (anche lui finito in carcere) "aveva già un contratto in essere con la Siram prima di conoscere me (...) il mio contratto con Bonet nasce sulla base di un contratto generico non sulla base di un contratto con Siram".


Quando poi il giudice gli ha contestato una presunta bozza di contratto tra Fincantieri e una società di Bonet, l'ex tesoriere ha risposto: "Il pagamento in contanti di 100mila euro era relativo alla restituzione di un prestito fattomi da Bonet".