Avevano benedetto la legislatura perché, con le tante novità approdate in Parlamento, la politica era finalmente più vicina alla gente. I nuovi senatori e deputati sapevano capire le necessità dell’italiano medio.
Avevano raccontato pure che il tanto sbandierato senso di responsabilità verso la cosa pubblica era cresciuto.
Complimenti. E non a pochi, a tutti: bianchi, rossi, verdi compresi quelli senza colore. E magari anche senza attributi.
Due mesi di stipendi non sono stati sufficienti per trovare un accordo su un nuovo governo, riunioni e trattative infinite sono servite soltanto per confermare che l’Italia difetta di tanti ingredienti ma non certo di tradimenti e ignavia.
Predicano serietà, i politicanti 2.0: che iniziassero loro a votare senza segreti.
Annunciano moralità, i nuovi potenti romani.
Non riescono applicarla nella sostanza e fanno peggio nella forma: sfilate di improbabili magliette a ricordare i tempi della gioventù andata con davanzali sfioriti come l’Italia d’oggi, provocazioni continue e assurdi tagli di salumi in piazza in segno di festa.
Non hanno capito che da festeggiare qui non c’è proprio nulla, i parlamentari della nuova stagione. Non si sono accorti che i licenziamenti, i suicidi e lo sconforto in due mesi non si sono fermati.
E visto che dalla Chiesa non hanno imparato neppure a fare presto, assumano le vecchie pratiche dei cardinali quando indugiavano a eleggere il nuovo Papa: teniamoli a pane e acqua.
politica
Teneteli a pane e acqua
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