Politica

1 minuto e 24 secondi di lettura
Marta Vincenzi non ha dubbi: "Ci vuole la disobbedienza civile per difendere le prime e uniche case dei cittadini". Il sindaco di Genova, assieme alla sua Giunta, ha preso tempo riguardo alla definizione delle aliquote dell'Imu. La decisione slitta a data da destinarsi, probabilmente dopo le elezioni amministrative del prossimo 6 maggio.

Per coprire il deficit di 23 milioni di euro era stato ipotizzato un aumento sulla prima casa solo dei multiproprietari dal 4 al 5 per mille, sulle seconde e terze case dal 7,6 al 10,6 per mille. La decisione slitta, "a causa dell' incertezza sui tagli ai trasferimenti provenienti dello Stato". Le prime stime indicano una riduzione del plafond libero del Comune di quasi il 30%: in soldoni, appunto, da 87 a 64 milioni di euro. Il voto dell'esecutivo cittadino, che ha fatto slittare l'approvazione del bilancio 2012 e la decisione sulle aliquote Imu, è stato unanime.

La palla passa al prossimo consiglio comunale, a meno di un difficile quanto improbabile decreto ministeriale in extremis che "chiarisca i trasferimenti dello Stato al Comune", consentendo "una seduta straordinaria ad aprile". Reazioni da destra e da sinistra: "Questa situazione crea danni alla città - attacca Pierluigi Vinai, candidato sindaco sostenuto dal Pdl - perché senza un bilancio si bloccano spesa e pagamenti". Per Marco Doria, candidato del centro-sinistra, "si può fare leva sul fisco e si può aumentare l'Imu solo se sarà necessario per garantire il lavoro nei servizi sociali e i servizi alle persone". Enrico Musso (Terzo polo) mette le mani avanti, "prima bisogna vedere i conti", mentre Edoardo Rixi è lapidario: "Sulla prima casa nessun aumento".