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Le due giovani savonesi sono atlete della nazionale. Greta medaglia d'argento agli europei under 21
2 minuti e 45 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

 

"Quando si pensa al sumo l’immagine che subito viene in mente è quella di uomini enormi, fermi e lenti, l'avevamo anche noi ma non è così, ed è per questo che l'insegnamento più importante del sumo è abbattere i pregiudizi". Così Arianna Vettori e Greta Petrillo raccontano a 'People - cambia il tuo punto di vista' il loro sport, disciplina praticata in Italia da pochissimi anni. Greta ha vinto la medaglia d'argento agli europei under 21, nella categoria di peso -65 kg, fa parte della Yama Arashi Judo Savona di cui è tecnico Arianna. Entrambe hanno preso parte ai campionati mondiali di Sumo a Tokyo.

"Il sumo non significa persone molto grosse"

"Avevo l’idea che fanno sumo le persone molto grosse, e quindi un po’ mi spaventava - racconta Arianna - ma poi tutto è cambiato, ho scoperto che mi piaceva moltissimo, e soprattutto che quelli grossi, grossi non si muovono come pupazzi, sono agilissimi, velocissimi".

"Io mi sono avvicinata a questa disciplina relativamente da poco perché ho iniziato a praticare sumo nel 2021, io sono nata come una judoka, ho iniziato a fare judo a quattro anni e continuo ancora adesso, non più a livello agonistico, dopo il judo a livello agonistico mi sono messa a fare lotta femminile e ho interrotto poi quello sport lì e da lì ho iniziato a far sumo per puro caso in realtà perché nel 2019 mi ha contattato l'allenatore della nazionale di sumo e mi ha detto che visto che avevo delle buone basi sia di judo che di lotta potessi provare a far sumo, e così ho fatto dopo il Covid".

Greta Petrillo e Arianna VettoriGreta Petrillo (a sinistra) ha vinto l'argento agli europei under 21 di fine maggio

Sfida ai pregiudizi e rispetto

Il loro racconto è una sfida diretta ai pregiudizi radicati nella nostra società: il sumo non è uno sport per chi è “grasso” o “ciccione”, ma una disciplina che richiede tecnica, equilibrio e rispetto. Greta sottolinea: "La prima cosa che ti dicono è ‘ma non sei grassa, come fai a fare sumo?’ Sono pregiudizi che anch’io avevo".

"C'è molto rispetto nei combattimenti, nelle gare, per esempio non si può esultare molto per il rispetto dell'avversario anche che ha perso e vengono proprio ammonite, squalificate le persone se esultano tanto. Il sumo in Italia sta crescendo, portando con sé un messaggio di inclusione e superamento degli stereotipi. Un modo per andare oltre l'apparenza.

Arianna e Greta non hanno dubbi: "Lo consigliamo a tutti, dai bambini agli adulti, è divertentissimo, anche se faticoso, e insegna il rispetto dell'avversario visto che se insulti avversario viene penalizzato"

Sumo: antichissima arte marziale

Il sumo è un’antichissima arte marziale e sport da combattimento di origine giapponese, le cui prime tracce risalgono a oltre 1500 anni fa. Nato come rito religioso per intrattenere le divinità scintoiste, si è evoluto nel tempo fino a diventare lo sport nazionale del Giappone, mantenendo ancora oggi una forte componente simbolica, cerimoniale e culturale.

Nel sumo, due lottatori – detti rikishi – si affrontano su una pedana circolare rialzata chiamata dohyō, con l’obiettivo di spingere l’avversario fuori dal cerchio o di farlo cadere a terra. A decretare la vittoria è anche il minimo contatto con il suolo di una parte del corpo diversa dalla pianta dei piedi.

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