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di Redazione Sportiva

La retrocessione in Serie C rappresenta un punto di crisi profonda per la Sampdoria, sia dal punto di vista sportivo che finanziario. La perdita di ricavi è significativa: il passaggio dalla Serie B alla Lega Pro comporta una riduzione drastica dei premi (da 5-8 milioni di euro a circa 400.000 euro annui), dei diritti TV (da circa 2 milioni a cifre molto inferiori) e degli incassi da botteghino, aggravando un bilancio già in rosso per il sesto anno consecutivo (passivo di 40,6 milioni nel 2024)

Dipendenza dagli investitori
Il futuro del club è legato in modo cruciale alla disponibilità dell’azionista di maggioranza, Joseph Tey, che ha già investito quasi 100 milioni di euro e si è impegnato a versare altri 15 milioni entro giugno per coprire debiti e garantire la continuità aziendale. Tuttavia, la retrocessione ha smentito le previsioni del piano industriale e ora la sostenibilità finanziaria dipende dalla conferma degli investimenti da parte di Tey e degli altri soci. Se Tey decidesse di interrompere il sostegno, il club rischierebbe seriamente di non riuscire a rispettare gli accordi di ristrutturazione dei debiti omologati dal Tribunale di Genova nell’ottobre 2023, con la concreta possibilità di dover ricorrere alla liquidazione giudiziale e di non poter pagare i crediti ristrutturati.

Se la proprietà confermerà l’impegno finanziario, la Sampdoria potrà tentare di riorganizzarsi e puntare a una risalita, ma dovrà adottare una politica di drastico contenimento dei costi e dimostrare nuovamente al Tribunale la solidità del nuovo piano di risanamento. In caso contrario, senza nuovi capitali, il rischio di default e di fallimento sarebbe molto elevato, come già accaduto ad altri club incapaci di rispettare le scadenze con i creditori dopo la retrocessione.