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GENOVA - Dopo un mese di silenzio dal suo esonero dalla panchina del Genoa, l’ex tecnico rossoblu Alexander Blessin parla, ad un sito tedesco, della sua esperienza al Genoa.

"Se mi guardo indietro l’esperienza per la mia crescita è stata positiva, malgrado l’esonero finale. Quando sono arrivato - spiega Blessin - dopo undici giornate il Genoa era secondo con 22 punti. Poi, però, un solo punto in quattro partite. Avevamo problemi in alcuni ruoli. Diversi giocatori chiave si sono infortunati, era dura sostituirli e ho chiesto tempo. Abbiamo dovuto cambiare continuamente. Quando le cose vanno male, perdi fiducia. L’ambiente era molto critico ed era difficile continuare a lavorare. Il Genoa è il club più antico d’Italia e ci sono pressioni. Il presidente (Zangrillo, ndr) preferiva un tecnico italiano e difatti è stato l’unico nel gruppo che già non mi voleva in Serie A. Ecco perché ha costantemente esercitato pressioni e si è spinto all’esonero. La cosa più semplice è sempre licenziare l’allenatore. Chi fa questo lavoro, deve sapere che con la firma del contratto si rilasciano anche i documenti per il licenziamento".

Poi una stoccata a Marchetti che l’ha duramente criticato: "Se un allenatore riesce a raggiungere il 70, l'80% dei giocatori, allora ha già fatto un buon lavoro. Ci sono sempre giocatori che non si adattano. Ed è stato così per Marchetti. Era il terzo portiere - replica Blessin - e non mi piaceva il suo atteggiamento in allenamento. Non si metteva al servizio della squadra. Ho notato di tanto in tanto che questo giocatore sparava contro la mia filosofia di gioco. Il catenaccio è molto radicato in Italia. Ciò significa che una nuova filosofia di gioco si imbatte sempre in critiche, tra cui anche quelle di Marchetti".

Infine il mister di Stoccarda pensa al futuro: "Ora sto riposando, e mi sto concentrando sul prossimo obiettivo. Avevo già un paio di offerte ma ho preso tempo. In Bundesliga? Vediamo, Ho imparato l’italiano e continuo a studiarlo. È divertente, e sarebbe un peccato rinunciare. È bello allargare sempre gli orizzonti".

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