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Gli "emissari dello sceicco" che vorrebbe la Sampdoria avevano presentato un documento disconosciuto dall'istituto indicato come emittente
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Gli "emissari dello sceicco che vuole la Sampdoria" sono sotto la lente della Procura di Roma per l'ipotesi di tentata truffa.

Francesco Di Silvio e Francesco Paolo Console sono stati infatti denunciati dai trustee della Salernitana Paolo Bertoli e Susanna Isgrò, in relazione al loro tentativo congiunto di acquisto del club granata.

I fatti. La fideiussione presentata dalla Toro Capital a garanzia della proposta si era rivelata fasulla, perché disconosciuta dall'istituto che l'avrebbe emessa. La cordata Di Silvio-Console aveva infatti presentato una lettera fideiussoria della "filiale italiana di una importante banca austriaca". I consulenti legali del trustee del club granata avevano contattato la sede centrale dell'istituto e dall'ufficio legale di Vienna era stato risposto che non esisteva filiale italiana e che naturalmente nessuna lettera fideiussoria era stata emessa a favore di un soggetto sconosciuto.

Al momento, presso la Procura di Roma lo stato del fascicolo è nella fase delle indagini preliminari, per cui una proroga è stata chiesta dal pm e disposta dal gip, al fine di accertare compiutamente i fatti e le responsabilità individuali dei soggetti presenti in cordata.

Di Silvio e Console, com'è noto, da tempo si propongono a Genova come facilitatori di un magnate del Qatar intenzionato, a loro dire, ad acquistare la Sampdoria. Poco meno di un anno fa, in proprio, avevano provato a mettere le mani sulla Salernitana, con un metodo che presenta alcune analogie soggettive e oggettive con quello in corso a Genova e però considerato penalmente rilevante dalla Procura di Roma, che chiede conforto al gip per andare a processo.

A Salerno, all'apparire in scena della cordata Di Silvio-Console, i trustee Bertoli e Isgrò, incaricati della vendita del club poi andato all'imprenditore Danilo Iervolino, avevano attivato gli opportuni controlli ed erano così emerse alcune stranezze allarmanti, specie sulla "Console & Partners", la società che secondo il suo fondatore dovrebbe oggi fare da "veicolo" per l'acquisto della Sampdoria. Un incarico che Di Silvio dice di aver dato lui a Console, il quale invece sostiene di averlo ricevuto direttamente dallo sceicco. Una delle non poche incongruenze e contraddizioni che pullulano in questa vicenda e che nascono dalle stesse dichiarazioni dei personaggi che campeggiano in scena.

Di là dalle contraddizioni logiche, ben altri e molto concreti sono i dettagli allarmanti: la "Console & Partners" è infatti tutt'altro che florida. Non presenta un bilancio dal 2019 e il precedente risale al 2015. Ancora un anno e, in base al decreto semplificazioni, la società sarebbe stata cancellata d'ufficio. Secondo la legge italiana, la mancata presentazione dei bilanci per tre esercizi è un grave indizio di dissesto economico.

Lo stesso dottor Console, proprio in questi giorni e contro ogni evidenza fattuale documentata, nega di essere il proprietario del Casale, società piemontese di serie D che versa in gravi difficoltà economiche e finanziarie, e che però è stata acquistata proprio dal suo gruppo. Alla luce del sole.

Un altro dettaglio illuminante, relativo a quanto accaduto sul finire del 2021 a Salerno, riguarda la situazione ambientale degenerata, a causa di reiterate dichiarazioni pubbliche tali da creare alte aspettative fra i tifosi e quindi contrapposizione fra i perplessi e gli entusiasti: una situazione sfociata in una serie di denunce per minacce aggravate, presentate dal trustee Paolo Bertoli nei confronti di alcuni tifosi granata poi rinviati a giudizio.

Questi tifosi accusavano, con toni pesanti e gravemente minacciosi, il trustee e i suoi collaboratori di "remare contro" la cessione al gruppo Di Silvio-Console. Qualcosa di simile, focalizzato non tanto contro i tifosi dubbiosi quanto sui media non acritici, accade a Genova. Qui la strategia di Di Silvio è sembrata quella di rivolgersi prima ai tifosi, con promesse roboanti, che agli interlocutori opportuni con argomenti propri, specie i soldi necessari, che a Salerno alla fine non c'erano e qui fino a prova contraria sono oggetto di un continuo e snervante slittamento di date, sorprendente per uno sceicco con 1 miliardo di patrimonio personale. Infatti anche a Genova sono arrivati e continuano ad arrivare insulti e minacce social a chi cerca di aprire gli occhi alla tifoseria, e cerca di aprirli citando documenti e fatti certi. Purtroppo quasi inutilmente.

Ricorda Alfonso Maria Avagliano, giornalista professionista, firma del "Mattino" e direttore di "salernitananews.it": "Qui c'era tanta confusione, tra i giornalisti professionisti che seguivano la vicenda correttamente e chi, pur di stare sulla cresta dell'onda e godersi un po' di fama, scriveva la qualunque. E chi seguiva la vicenda seriamente rischiava di essere deriso o insultato, mentre veniva esaltato chi dava credito a uno come Di Silvio, uno che voleva comprare la Salernitana in modo assolutamente nebuloso. Purtroppo la piazza quando è disperata tende ad aggrapparsi a qualsiasi bocca della verità che ti dia speranza. Eppure ci voleva poco a capire: chi vuole e soprattutto può davvero comprare una società lo fa in silenzio e con serietà, seguendo i passaggi necessari. Non con sparate e proclami sui social, diffusi da megafoni compiacenti. Prima che a Salerno, Di Silvio aveva fatto la stessa cosa col Foggia, mentre Console aveva e ha difficoltà a mandare avanti una squadra di D: come poter seriamente credere loro? Qui la faccenda è durata sei-sette mesi, ma alla fine il tempo è stato galantuomo".