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Ma la Sampdoria assomiglia sempre di più ad una polveriera sul punto di esplodere
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"Askildsen? Dovreste essere sorpresi che non sono entrato in campo per picchiarlo". Roberto D'Aversa lo scorso 31 ottobre dopo la sconfitta in trasferta con il Torino. “Se rivedo i gol, spacco il televisore”. Roberto D'Aversa il 5 dicembre dopo la disfatta per 3-1 al “Ferraris” con la Lazio. L'allenatore della Sampdoria si conferma incline alla virulenza verbale. E così facendo, pur dichiarando anche di assumersi la responsabilità dell'ultima sconfitta e della classifica poco confortante della sua squadra, scarica indirettamente le colpe sui calciatori.

Basterebbero queste parole per far capire che la situazione, all'interno della Sampdoria, è parecchio grave. E questo a prescindere dalle sbandierate cene di gruppo. Il tecnico ha perso il controllo dello spogliatoio e naviga a vista, inascoltato dai suoi giocatori. Tant'è che la società, o quel che ne resta, a prescindere dai punti e dalle prestazioni ha pensato di esonerarlo, facendo già circolare il giorno prima l'indiscrezione di un flirt con Dejan Stankovic, allenatore stressato della Stella Rossa, dalla quale tuttavia pare non potersi liberare. Così ogni decisione resta congelata o, meglio, abbandonata nella melassa di Bogliasco. Dove l'ex ds Osti, portato in Tribunale, non c'è più. Dove l'attuale ds Faggiano non si fa vedere perché, si dice, troppo impegnato in vista del mercato di gennaio (non si sa se per vendere o per comprare ma è intuibile).

Resta il fatto che la Sampdoria è una polveriera o almeno questa è l'immagine che ne scaturisce all'esterno. E venerdì alle 20,45 a Marassi c'è il derby con il Genoa, che di certo non sta meglio della Samp. E per i punti in classifica (cinque di meno) e per l'impatto sinora nullo del nuovo allenatore, il peraltro pluridecorato (da calciatore) Schevchenko e per il numero degli infortunati. Un appuntamento ravvicinato che "suggerisce" per non dire "obbliga" la Sampdoria a confermare D'Aversa, anche per l'assenza di alternative concrete e credibili.

Le responsabilità dell'attuale momento sono sicuramente in buona parte riconducibili all'allenatore, che con gli stessi uomini dello scorso anno (con Caputo al posto di Keita) sta facendo poco rispetto agli ambiziosi proclami di inizio stagione ("puntiamo a migliorare i 52 punti di Ranieri", aveva detto D'Aversa in sede di presentazione). E, soprattutto, ancora non ha dato un volto preciso alla squadra, pur essendo stato accolto in pompa magna dai tifosi rispetto al presunto bollito e difensivista Ranieri. La Sampdoria manca di equilibrio tra i reparti e sinora è stata tenuta in piedi solo dalla classe individuale del sontuoso Candreva. I 32 gol gol subìti costituiscono un fardello davvero preoccupante.

Tuttavia, il tecnico ha pure qualche alibi. La società, per quanto riguarda l'area tecnica, è “povera” e in disarmo. In estate si era puntato tutto sulla permanenza (per mancanza di offerte congrue) e sulla conseguente esplosione di Mikkel Damsgaard, che ha invece dovuto fare i conti con problemi di salute, di cui D'Aversa non è certo responsabile. Poi, la partenza di Jankto non è stata compensata da un acquisto utilizzabile nello stesso ruolo, dove il tecnico ha dovuto fare ruotare Candreva, Askildsen e Verre. Con scarsi risultati. Infine, Quagliarella sembra accusare il peso dell'età e Caputo sino a questo momento appare il fratello scarso di quello visto all'opera nel Sassuolo. Al di fuori dell'aspetto tecnico, c'è una proprietà più impegnata a salvare il salvabile delle proprie aziende e del proprio portafoglio piuttosto che a programmare il presente e il futuro della Sampdoria, ancora tutto da decifrare.

Così, la stracittadina alle porte, si annuncia tanto simile a quella della Samp di Ciro Ferrara, che addirittura dopo sette sconfitte di fila risorse proprio contro il Genoa grazie all'exploit di un certo Maurito Icardi. Il che non bastò, poco dopo, a salvare l'allenatore dall'esonero, malgrado il rotondo successo nel derby. È la sorte che potrebbe toccare anche a D'Aversa, rimasto in sella per assenza di un altro fantino disponibile. Al mago di Stoccarda rimane dunque quest'ultima carta da giocare prima di... rovesciare il tavolo addosso agli altri.

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