Sanità

Sono 4mila pazienti all'anno in Italia di cui il 30 per cento sono urgenze neonatali, spiegano i dottori del Gaslini che prendono in cura i piccoli pazienti
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Un neonato ogni 100 nasce con una malformazione cardiaca: il 14 febbraio è la giornata mondiale delle cardiologie congenite. L'associazione Piccoli Cuori in Liguria si è occupata di sensibilizzare le istituzioni e grazie al suo lavoro nel giorno di San Valentino moltissime amministrazioni comunali e palazzi istituzionali, a partire da quello di Regione Liguria in Piazza De Ferrari a Genova, si illuminano di rosso per ricordare queste patologie e i piccoli malati.

A Primocanale ne abbiamo parlato con il dottor Roberto Formigari, Direttore UOC Cardiologia del Gaslini di Genova, e con il dottor Guido Michielon, Direttore UOC Cardiochirurgia dell'ospedale pediatrico genovese. E' una "Giornata istituita da molti anni e getta una luce su di una popolazione di malati importante che sta crescendo di anni in anno", spiega a Primocanale il dottor Formigari. "E' dedicata alle categorie congenite in età infantile e anche gli adulti che sono diventati grandi come categoria congenita. Si tratta di una parte di malati che hanno bisogni e necessità di cure molto importanti, sia dal punto di vista clinico che cardiologico". 

Spiega ancora il dottor Michielon: "Sono malformazioni più frequenti in epoca neonatale, sono 4mila pazienti all'anno in Italia di cui il 30 per cento sono urgenze neonatali, cardiopatie critiche a rischio di vita che richiedono una chirurgia ricostruttiva nei primi trenta giorni di vita. Fondamentale è avere una informazione diagnostica prenatale. La chirurgia ricostruttiva ha fatto passi enormi negli ultimi 20 anni e oggi il 90 per cento dei pazienti affetti da cardiopatia congenita raggiunge l'età adulta".

"Sono pazienti che hanno bisogno di una serie di esami anche molto sofisticati, ma spesso hanno bisogno di terapie interventistiche. Spesso poi riusciamo a rinviare o evitare l'intervento, agendo già in età fetale. Molti pazienti raggiungono a completa indipendenza dal punto di vista lavorativo o di qualità di vita, e questo è il nostro obiettivo principale", conclude il dottor Formigari.

 

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