
Ho vissuto 5 anni in Commissione Trasporti dal 2013 al 2018 ma non ho mai assistito ad una battaglia di veti e controveti come in questo giro di nomine dei presidenti di Adsp.
Alla Camera il presidente della Commissione è di Fratelli d’Italia mentre al Senato è di Forza Italia. Al Senato le audizioni stavano procedendo e il candidato di Genova Matteo Paroli era stato audito in tutte e due le Camere. Ma mentre al Senato Paroli è’ stato votato, da parte della Camere il Presidente ha bloccato il voto dicendo che bisogna votare tutti i presidenti insieme.
Cosa si cela dietro a questo blocco?
Una battaglia politica nella maggioranza di Governo. Fdi vuole assolutamente un suo candidato a Civitavecchia, Roberto Petri, uomo di spessore dentro al partito della Meloni e marito della Senatrice di Fdi Marta Farolfi. Petri però ha 76 anni e secondo la legge 84/94 non potrebbe ricoprire tale ruolo.
Dall’altra parte Fdi non gradirebbe il candidato della Lega al porto di Taranto, Giovanni Gugliotti sul quale, dopo le audizioni, ci sarebbero riserve sulle competenze, sempre secondo la legge in vigore 84/94, per ricoprire tale ruolo.
Su queste sue posizioni di fatto la commissione della Camera avrebbe ritenuto di non procedere con la votazione di Paroli che sarebbe potuta approdare alle camere per il parere “non vincolante”.
Peraltro tutta la procedura si e’ incrociata con le nomine di metà mandato delle commissioni dove presidenti e Vice presidenti devono essere rinnovati, o dove possono essere presentati nuovi nomi. Questa partita delle commissioni si chiuderà il 10 giugno e da quel momento si potrebbero riaprire le audizioni di diversi presidenti “nominati “ dal Mit e passare alle votazioni.
Ma i tempi si stringono molto perché la normativa prevede che se entro 30 giorni dalle nomine non ci sia il voto delle camere il Governo può procedere direttamente anche senza il parere.
Al momento però sembra che si stia andando verso una nuova strada e cioè il Mit penserebbe di nominare intanto tutti i presidenti in pectore come commissari e rimandare il tutto a settembre, come nuove nomine dei presidenti definitivi.
Ma in tal caso i rappresentanti degli enti nominati dal Comune di Genova (Davide Maresca) e dalla Regione (l’ex giornalista del Secolo XIX Giorgio Carozzi, già nominato da Bucci come Comune negli anni precedenti), decadrebbero quando verrebbe nominato il Presidente, anche se fosse lo stesso Paroli.
Tecnicamente da quel momento il Presidente neo eletto dovrebbe richiedere agli enti che ne hanno diritto (Regione, Comune di Genova, Comune di Savona, Capitaneria di porto) il nominativo del loro rappresentante in comitato. E qui quindi toccherebbe alla sindaca Salis esprimere il nome che potrebbe non essere più l’avvocato Davide Maresca.
Il Comune di Savona da sempre ha sostenuto che avrebbe sempre atteso la nomina ufficiale di Paroli prima di esprimere il suo nominativo.
Insomma, guerre interne alla maggioranza sono oggi il vero problema per la portualità ligure che resta in una fase di grande incertezza, anche perché, come comprensibile, gli attuali commissari Seno e Benedetti attendevano ormai la nuova nomina per lasciare al neo presidente le diverse pratiche da gestire.
Alla Spezia addirittura siamo molto più indietro perché il presidente nominato Bruno Pisano non ha neppure ancora effettuato alcuna audizione in nessuna delle due Camere.
Non possiamo che augurarci che il Governo si renda conto della situazione in cui sta mettendo tutto il sistema portuale italiano e sia chiaro, non va data responsabilità’ specifica al Mit ma alla battaglia politica in corso tra Fratelli d’Italia e la Lega.
Maurizio Rossi, Senatore della XVII legislatura e Membro della commissione trasporti del Senato
IL COMMENTO
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