Porto e trasporti

Riflessi anche per i cittadini, con meno beni sugli scaffali e, a lungo termine, un aumento dei prezzi
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GENOVA - Continua l'approfondimento di Primocanale sulla crisi del canale di Suez che sta sconvolgendo l'economia marittima e rischia di aver conseguenze pesanti anche per la portualità ligure (LEGGI QUI). Incontriamo il vice presidente di Conftrasporto, Gian Enzo Duci: "Gli effetti della crisi del mar Rosso per la gente comune si cominceranno a vedere in maniera significativa fra qualche settimana, se la situazione non dovesse risolversi nel breve periodo: ad oggi abbiamo un maggiore costo del trasporto marittimo (un'impennata dei noli) per l'allungamento del percorso, che necessariamente porterà ritardi nella consegna dei beni, il che potrebbe generare la mancanza di qualche prodotto dagli scaffali, non parlo di beni di prima necessità ma dei classici prodotti dell'industria. Se si dovesse prolungare ulteriormente questa situazione, questo potrebbe portare ad un incremento strutturale del costo del trasporto che andrebbe a ricadere sul bene finale, con effetti anche sulle tasche del consumatore, che pagherebbe prezzi più alti.

E per i porti liguri quali conseguenze?

Per i porti liguri c'è il rischio di congestione a fronte del venir meno della schedula, della programmazione dell'arrivo delle navi ma anche, progressivamente, un rischio sull'ammontare della merce che qui arriva perché è chiaro che se la merce deve circumnavigare l'Africa, è più facile che passi nei porti più vicini all'origine, e quindi nella zona di Gibilterra, e i porti spagnoli saranno favoriti rispetto ai porti italiani. Oppure la merce potrebbe arrivare da noi via terra, sbarcando nei porti del Nord Europa, perchè le navi tenderebbero proprio a non entrarci nel Mediterraneo. La situazione attuale ci si spiega anche il perché il porto di Genova debba mantenere la polifunzionalità: in una situazione di crisi in un settore specifico, come quello dei container (che certo è quello che tira di più da un punto di vista generale), è importante poter utilizzare anche flussi alternativi. Se l'industria risponderà a questa situazione delocalizzando le produzioni e avvicinandole, è chiaro che il nostro porto avrà una maggiore domanda ad esempio di traffici ro-ro e noi abbiamo una pianificazione carente da questo punto di vista, e allo stesso modo è bene mantenere ad esempio break bulk e rinfuse, che per quanto oggi minori all'interno del nostro porto, ci garantiscono una flessibilità che ci può far traguardare il futuro con serenità. Diversamente la scelta di puntare solo su una tipologia di traffico può mettere a rischio non solo il porto ma tutta l'occupazione che ci ruota intorno".