GENOVA - Siamo a Genova Pegli, vista mare, vista porto di Prà, che significa montagne di container navi e gru giganti, e vista barche da diporto nel sottostante porticciolo. Alle nostre spalle c'è l'area dove dovrebbe sorgere la fabbrica dei cassoni per la nuova diga foranea di Genova, e qui incontriamo i comitati di Pegli, Prà e Palmaro, i rappresentanti dei cinquemila cittadini che due settimane fa sono scesi in piazza per dire no proprio alla fabbrica dei cassoni della nuova diga, all’espansione del porto di Prà, ad un eventuale spostamento nella loro zona degli attracchi delle navi di Porto Petroli. In diretta su Primocanale. Due giorni dopo, il convegno Terrazza incontra Bucci e Signorini, primo incontro in uno studio televisivo tra i due rappresentanti dei cittadini da un lato, e dello scalo dall’altro, anche se come direbbe il sindaco, deve essere un win win dove nessuno vince e nessuno perde, ma vincono tutti. Già, il rapporto tra porto e città, vecchia grana che ogni tanto torna a galla, ma si devono incontrare, non scontrare, come da anni sostiene il nostro editore Maurizio Rossi.
E proprio di questo rapporto e di quello che hanno ascoltato nella nostra trasmissione discutiamo con i comitati, partendo proprio dalla fabbrica dei cassoni della nuova diga. Sembra che la scelta al momento sia questa, anche se il presidente del porto Signorini ha detto “si può pensare magari di ridurne il numero ma come presidente del porto di Genova dico: che non si faccia neanche un cassone della diga a Genova non mi renderebbe assolutamente orgoglioso". Mentre il vice ministro dei Trasporti Edoardo Rixi ha ventilato l'ipotesi che si possa trovare una soluzione che tenga fuori completamente Genova.
Spiega Roberto di Somma del comitato Prà Palmaro:
“Il municipio si è espresso due giorni fa con una mozione della minoranza e per il no per la fabbrica dei cassoni e l'espansione portuale. Quindi anche a livello municipale del territorio abbiamo ottenuto questa, chiamiamola vittoria. I cassoni: noi siamo contrari per un semplice motivo. Per quanto se ne dica, ci sarà un'espansione portuale, in questo caso a Levante. Quindi si creerà una piattaforma che non doveva esistere perché l'accordo del ‘99 parlava chiaro. Quindi non siamo contro al cassone in sé, per quanto un cassone poteva portare due anni di produzione, poi essere, diciamo smantellato. Ma siamo contro l'espansione portuale che è dovuta alla produzione dei cassoni”.
Pensate che poi, insomma, quell'area, una volta che verranno finiti i cassoni, non ve la troverete sempre lì?
“Ci andrà la Fincosit che produrrà cassoni e secondo noi li produrrà per l'espansione portuale della piattaforma di Pra lì vicino. Quindi perché mai dovrebbe andare a Vado (in questo momento è anche la Fincantieri)? Hanno una fabbrica che può produrre quattro cassoni alla volta, quindi gli verrebbe anche comodo”.
Per quanto riguarda l'accordo del ‘99, lo ricordiamo?
“E’ un accordo tra le istituzioni, il territorio, i comitati che hanno fatto nel ‘99 e poi ribadito nel 2001 con il Piano regolatore portuale di vent'anni fa, che fondamentalmente limitava i confini del porto sia a Levante sia a Ponente con rio San Giuliano e Castelluccio”.
Ribaditi questi confini da Bucci anche durante la nostra trasmissione…
“Certo li ha ribaditi sul suo disegno che tiene nel cassetto che ancora nessuno doveva vedere. Ma l'espansione non deve neanche essere a Sud, perché facciamo sempre una battuta che andremo in Corsica a piedi. Però praticamente sarà così e l'espansione non deve essere a Levante, a Ponente e a sud. Non perché siamo i comitati del no, ma perché, come dice l'accordo del ’99. La stessa Regione all'epoca dichiarava 8 milioni mezzo di euro l'anno nei successivi vent'anni, quindi paghiamo dal 2000 al 2020, ad oggi siamo a 2 milioni e mezzo. Quindi se all'epoca si pensava all'espansione portuale nell'arco di due decadi che ad oggi non è avvenuta, non capiamo come mai dobbiamo ancora espanderci quando i numeri sono dalla nostra parte. Basterebbe razionalizzare quello che già c'è”.
Prosegue Serena Ostrogovich, del Comitato Pegli bene comune:
“Il problema di queste trattative è che un giorno ti dicono una cosa e l'altra ti dicono l'altra. Tutto è partito dal 23 di gennaio, quando Signorini e Bucci sono venuti in in consiglio municipale e quindi non in una riunione tra familiari. E lì hanno dichiarato che già Vado e Piombino erano stati chiamati in causa e che quindi siti per la fabbricazione sarebbero stati tre. Poi, dopo settimane si è scoperto che invece questo non era vero. Addirittura il sindaco di Vado ha detto che a lui non risultava assolutamente niente. Quello che ci chiedono è sempre di credere alle parole, di credere, alle parole di là. E poi scopriamo che le parole sono basate su sul nulla”.
Dite anche di no anche all'ipotesi di uno spostamento di Porto Petroli comunque nella zona.
“Non avrebbe senso spostarlo da Multedo a Pegli Lido. Che senso avrebbe? Per noi è una questione di salute se lo sposti da destra a sinistra? Non è che ci guadagniamo un granché. Inoltre per spostarlo creerebbero un'ulteriore diga a sud con tutte le pipeline. Tutte cose potremmo anche starci. Mettiamola così, se facciamo un piacere a quelle di Multedo, ma poi a Multedo cosa ci mettono le riparazioni navali? Quindi alla fine non è che lì ci fanno un porticciolo là…
Che cosa vi devono ancora dare per il quartiere?
“Quello che ci devono dare da vent'anni, nel senso che già nel piano regolatore portuale di vent'anni fa c'erano scritte opere di mitigazione che sono state fatte, parliamo del canale di calma dieci anni fa. E ancora devono essere terminate, lì abbiamo le dune ancora in costruzione. Palmaro non ha ancora opere di mitigazione. Quindi pensassero prima a mitigare quello che hanno fatto vent'anni fa e poi, se mai, se ne può discutere. Ma noi siamo contro l'opera di compensazione, nel senso che prima devi cercare di rendere vivibile il territorio ai cittadini e poi dopo se ne può parlare. Invece qua escono prima progetti e poi le mitigazioni. Ma il Ponente non vuole altre servitù, che siano la fabbrica dei cassoni o l'ampliamento del porto. Questo che sia chiaro”.
Chiude Claudio Seccia del comitato Lido di Pegli:
“Aggiungo che abbiamo una elettrificazione delle banchine già pronta dell'anno scorso. Di fatto per problemi tra istituzioni non è operativa e noi ci aspettiamo che invece funzioni realmente. Ma funzionare realmente intendiamo che non è che venga una nave rappresentativa, ma che la maggior parte delle navi che attraccano al porto di Prà finalmente usino queste prese. Perché noi, come paese per ora ci sentiamo solo presi un pò in giro”.
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