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A Genova la dispersione scolastica è al 13%, i quartieri più colpiti sono quelli di Cornigliano, Campi, Teglia, Campasso, Prè
3 minuti e 2 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

"Non più di 20 per classe": è questo il monito che arriva da Avs, con una proposta di legge di iniziativa popolare per ridurre il numero di alunni per sezione. Ha preso il via la raccolta firme che perdurerà fino alla metà di marzo (2026), si tratta di una raccolta sia cartacea che online. Si può firmare attraverso il QR-Code con lo spid, per poter accedere al Parlamento saranno necessarie 50 mila sigle.

Che cosa prevede la proposta di legge

E' stato scelto di presentarla come legge di iniziativa popolare per coinvolgere più persone possibili perché, spiegano da Avs, "la scuola riguarda tutti". Insomma, Avs ha proposto una "cosa semplice e quantitativa", ci sono dei plessi con un massimo di 400 alunni, con una politica contraria a quella del ministro Valditara. Le proposte sono chiare: massimo 20 studenti per classe; massimo 18 studenti se è presente un alunno con disabilità; massimo 15 studenti se nella classe sono presenti più alunni con disabilità. Si chiede inoltre maggiore attenzione al sud e alle aree interne, per recuperare il gap negli apprendimenti e contrastare lo spopolamento; più forza nel contrasto dell'abbandono scolastico e maggiore benessere psicologico per gli studenti e le studentesse. E ancora: stop ad accorpamenti e chiusure di interi plessi, prevediamo un dirigente scolastico ogni 400 studenti e non ogni 200 studenti nelle piccole isole e nei comuni montani; più personale Ata per garantire sorveglianza e assistenza in ogni area degli edifici scolastici; meno risorse per la scuola privata, per finanziare questa proposta si propone di utilizzare anche 500 milioni dal fondo per le paritarie.

Esponenti di AvsLa presentazione della proposta di legge di Avs

La posizione dell'esponente di Sinistra Italiana

"In questi anni sono stati apportati dei grandi tagli alla scuola, la popolazione scolastica diminuisce ma le classi sono sempre più numerose - spiega Simona Cosso, insegnante, Presidente Municipio Centro Est, segretaria provinciale di Sinistra Italiana Genova -, bisogna ricondurre a un numero più esiguo degli istituti comprensivi, questo aiuta ad avere una maggiore collaborazione tra dirigenti, insegnanti e famiglia". Nel frattempo i dati degli Invalsi del giugno 2025 fotografano una situazione alquanto preoccupante: nelle scuole secondarie superiori solo il 50% degli studenti hanno raggiunto il livello base di italiano, l'altro 50% no. Nel 2019, epoca pre covid, era al 62%. Un gap non sanato in sei anni. "Qui in città da noi c'è un problema, di abbandono scolastico precoce che a Genova arriva al 13%, i quartieri sono quelli di Cornigliano, Campi, Teglia, Campasso, Prè - prosegue Cosso -. C'è un abbandono preoccupante, con media genovese maggiore a quella nazionale. Nel frattempo i Bes (Bisogni educativi speciali) sono in aumento, si devono individualizzare personalizzare gli interventi e non si possono avere classi e alunni così alti".

Europa Verde: "35 alunni in classe"

La denuncia, che arriva da Avs e dai rappresentanti degli insegnanti, è che la "qualità scolastica si è abbassata" e che sono anni che questo problema non viene mai affrontato. "Noi assistiamo a problematiche di disagio giovanile e sociale in prima persona, ma non abbiamo sempre gli strumenti per farlo, sicuramente con un numero contingentato di persone si può lavorare meglio come didattica - ha aggiunto Giorgia Parodi, insegnante, co-portavoce provinciale di Europa Verde -. Includere fino a 35 ragazzi è davvero complicato, non si può lasciare alla singola persona e al singolo insegnante, bisogna aiutare l'intera categoria, puntando su didattica e inclusione". Ci sono classi nelle quali non si parla italiano, ma ci sono lingue differenti, con un carico importante sui docenti. "Finanziamento diverso sulla scuola pubblica: aumentare fondi e risorse, si lamenta che ci sia calo denatalità e iscrizione scuole contrazione, ma c'è ma le classi continuano a essere numerose, un insegnante su quattro è precario in Italia. concorsi non stanno stabilizzando il personale, investimento su questo è fondamentale e ridurre numeri significa avere corpo docenti più stabile".

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