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di Andrea Popolano

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Il comitato del 'no' spiega perché votare contro i quattro referendum sul lavoro proposti dalla Cgil, in programma l'8 e il 9 giugno. A spiegare le ragioni del no è Igor Boni, coordinatore di Europa Radicale. Il comitato invita comunque ad andare a votare al contrario di quanto fatto in passato da alcuni rappresentanti politici nazionale di centrodestra. Il comitato è invece a favore del referendum per ridurre i tempi per l'ottenimento della cittadinanza agli stranieri che vivono regolarmente in Italia facendo passare il lasso di tempo da 10 a 5 anni.

Referendum 1 - "Contratto di lavoro a tutele crescenti" 

Il primo referendum (scheda verde) propone l'abrogazione totale del Decreto Legislativo 4 marzo 2015, n. 23, che disciplina il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti. Approvato nell'ambito del Jobs Act, il decreto ha modificato le regole sui licenziamenti e sulle tutele dei lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, sostituendo il regime dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori con un sistema basato su indennizzi economici crescenti in base all'anzianità di servizio. "La vittoria del 'sì' - spiega Boni produrrebbe il paradosso assurdo di far tornare in vigore la riforma Fornero che prevedeva al massimo 24 mensilità di indennizzo a fronte delle 36 previste dal Jobs act".

Referendum 2 - "Piccole imprese. Licenziamenti e relativa indennità: abrogazione parziale"

Il secondo referendum (scheda arancione) colpisce l'articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, che riguarda i licenziamenti individuali e l'indennità di licenziamento, una normativa che si applica in generale, non solo alle piccole imprese. Tuttavia, 'attinenza con le piccole imprese deriva dal fatto che la legge in questione prevede delle specifiche regole per i licenziamenti nelle imprese che occupano un numero ridotto di dipendenti.

"La vittoria del SI eliminerebbe il limite massimo di indennizzo lasciando al giudice la possibilità di definire anche indennizzi milionari che avrebbero l'immediata conseguenza di far fallire l'intera impresa facendo perdere il lavoro a tutti i dipendenti. Le piccole o piccolissime imprese potrebbero essere condannate a indennizzi immensamente superiori alle grandi imprese, è possibile proporre qualcosa di più irragionevole?".


Referendum 3 - "Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato"


Il terzo referendum (scheda grigia) propone l'abrogazione parziale dell'articolo 19 del d.lgs. 81/2015, che disciplina il contratto di lavoro a tempo determinato. L'abrogazione riguarda specifiche parti del decreto che stabiliscono limiti e condizioni per i contratti a termine superiori a 12 mesi, eliminando alcune restrizioni e vincoli normativi. "La vittoria del 'sì' imporrebbe anche al primo contratto a tempo determinato di inserire una causale specifica - precisa Boni -. L'obiettivo esplicito della Cgil è porre limitazioni ai contratti a tempo determinato con l'illusione di incentivare quelli a tempo indeterminato. Se vincessero i 'sì' si avrebbero maggiori ostacoli a realizzare i contratti a tempo determinato che, dati alla mano, sono la porta per giungere ai contratti a tempo indeterminato. Già oggi l'attuale normativa prevede al massimo 24 mesi di contratto a tempo determinato".

Referendum 4 - Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni"

Il referendum 4 (scheda rossa) propone l'abrogazione parziale dell'articolo 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che disciplina la responsabilità del committente nei contratti di appalto e subappalto in materia di salute e sicurezza sul lavoro. L'abrogazione riguarda le parole che escludono l'applicazione della responsabilità del committente per i danni derivanti da rischi specifici dell'impresa appaltatrice o subappaltatrice.

"La legislazione attuale - spiega Boni -, contenuta nel vasto decreto sulla sicurezza sul lavoro n. 81 del 2008, prevede che in tutti i casi di appalto di opere o servizi che si collochino nell'ambito dell'attività svolta dall'impresa committente, quest'ultima è corresponsabile in solido con l'appaltatrice o subappaltatrice. Il quesito propone di estendere tale responsabilità anche ai casi in cui l'attività dell'appaltatrice sia totalmente estranea a quella dell'impresa committente. Questo referendum non produrrebbe alcuna riduzione degli infortuni dando responsabilità a chi certamente non può esercitare alcun controllo".

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