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di An.De.
Durante "Una giornata con il candidato sindaco Piciocchi" è stato affrontato il tema dello stadio che vede i due candidati per le elezioni comunali di Genova del 25/26 su due posizione contrapposte. Salis pensa che debba rimanere di proprietà del Comune e porta l'esempio dell'impianto sportivo di Firenze, Piciocchi risponde a questa visione. "È una colossale mistificazione e, tra l’altro, secondo me esprime una difficoltà della sinistra genovese a dialogare col mondo delle imprese private. Perché coltivano – e lo abbiamo visto spesso in Consiglio Comunale – una contrapposizione ideologica tra pubblico e privato. Parlano del Waterfront, ma per me il punto è che un’azienda privata ha deciso di investire 300 milioni di euro nella riqualificazione di un quartiere genovese, dentro un quadro di regole molto chiaro definito dalla pubblica amministrazione, in uno spazio che ha esaltato la vocazione pubblica, seguendo il progetto di Renzo Piano. Per me, questo è un fatto importante.
 
Non capisco perché a Milano, quando c’è un concorso per la rigenerazione urbana, arrivano 20 fondi, 20 aziende leader mondiali, e nessuno dice niente, mentre qui ne portiamo una che investe 300 milioni e scatta la guerra al privato. Lo stesso vediamo sullo stadio: quello che dice Salis non è vero. Piuttosto, mi fa sorridere che abbiano dovuto chiedere aiuto all’ex sindaco Nardella, uno degli autori del grande pasticcio generato a Firenze, risolto solo dal governo di centrodestra".
 
"Il modelo Firenze" secondo Piciocchi: "La Meloni su Firenze ci ha messo una toppa. A Firenze erano stati stanziati oltre 60 milioni del PNRR per lo stadio, ma l’Unione Europea li ha revocati perché non si possono usare risorse PNRR per gli stadi. Il Consiglio di Stato, dopo l’appello di Firenze, ha confermato la revoca. A quel punto, il governo, con un decreto legge dello scorso mese, ha messo una toppa per evitare un enorme buco di bilancio. Ma io dico: questo non può essere il modello. Lasciamo perdere Firenze. Ho citato Firenze perché Salis ha detto che dobbiamo seguire il modello Firenze. Ma, guarda caso, gli unici stadi rifatti in Italia – Torino, Udine, Bergamo – sono quelli che hanno visto un investimento importante dei privati. Il nostro sarà uno stadio delle squadre di calcio, Genoa e Sampdoria, attraverso uno sviluppatore immobiliare scelto da loro. Ma soprattutto, io dico: noi abbiamo un progetto chiaro. Genoa e Sampdoria hanno firmato e la nuova amministrazione dovrà dare l’ok. Loro ci hanno detto: ‘Diteci se volete che andiamo avanti’. Presenteremo tutti gli atti seguendo la Legge Stadi, una normativa pensata per riqualificare gli stadi con l’intervento dei privati. Lo ha ricordato il ministro Abodi domenica scorsa a Marassi, dicendo chiaramente: in Italia, la regola è che sono i privati a riqualificare gli stadi".
 
E ai cittadini genovesi Piciocchi dice: "Io lo dico molto chiaro: non farò indebitare i cittadini di Genova per rifare lo stadio. Abbiamo la possibilità di farlo con capitali privati, dentro un quadro di regole chiare, per cui lo stadio resta stadio. La vocazione pubblica dello stadio non si può minimamente mettere in discussione: ci sono vincoli chiari di diritto pubblico. Per me, sarebbe totalmente irresponsabile dire: ‘Demoliamo tutto, cancelliamo quello che è stato faticosamente portato avanti in questi anni e paga Pantalone’. Ma chi è Pantalone? Se qualcuno dice: ‘Lo rifacciamo con i soldi pubblici’, è legittimo, ma deve dire dove pensa di prendere quasi 200 milioni di euro, perché altrimenti non è credibile. E non tiri in ballo Nardella, che, con tutto il rispetto, farebbe bene a pensare al pasticcio creato dalla sinistra a Firenze, risolto, come ho detto, dal governo di centrodestra".
 
"Salis ha detto ‘Se il privato a un certo punto non se lo potesse più permettere o ci fosse una crisi, un indebitamento, rimarremmo con un pugno di mosche’. Scusate, ma questo dipende dalle condizioni, dalle clausole e dalle garanzie definite nella fase iniziale del progetto. Non siamo sprovveduti, non abbiamo bisogno che ce lo ricordi lei. C’è un apparato di garanzie che evita questo scenario, che, guarda caso, non si è mai verificato in nessuna parte del mondo. Guardiamo i grandi stadi della Champions: sono tutti stadi di squadre di calcio, privati, ma con una vocazione pubblica. Di questo stiamo parlando".
 
Per Piciocchi questa posizione è il frutto di una contrapposizione ideologica tra pubblico e privato di cui la città non ha bisogno: "Credo, invece, che Genova, per continuare a crescere, debba attrarre sempre più investimenti privati. Tra l’altro, sul modello di gestione, ricordo che, quando la giunta Vincenzi ideò Sport in Genova, una società pubblica per gestire gli impianti sportivi, fu Doria a doverla liquidare perché fu un disastro. Ognuno deve fare il suo: il compito dell’amministrazione non è sostituirsi ai privati, ma stimolarli, favorirli, perché perseguano il loro interesse in un quadro che metta al centro l’interesse pubblico. Sullo stadio, le idee le abbiamo chiare. Non si può tergiversare, perché significherebbe perdere altri anni. Il nostro stadio è autorizzato grazie a una serie di deroghe: non è una situazione che possiamo procrastinare all’infinito. Faccio un appello alla responsabilità di chi governerà Genova: la soluzione c’è, mettiamola in pratica. Io sono assessore al bilancio e vi dico: il Comune di Genova ha una capacità di contrarre mutui per 40 milioni di euro all’anno. In questi anni, abbiamo ridotto il debito di circa 300 milioni. Come può il Comune sostenere un impegno del genere, quando sappiamo che lo Stato mette fondi sugli stadi molto malvolentieri? Lo ha detto il ministro la settimana scorsa. Abbiamo questo progetto, e io lo ripeto, scusate se sembro ridondante, ma il tema è sentito, importantissimo".
 
"Per me, lo stadio è uno dei punti più importanti del prossimo mandato amministrativo, non un optional. Nel programma di Salis, mi pare di non aver letto un progetto di riqualificazione dello stadio. Nel mio c’è. E aggiungo: non deve essere solo un progetto di ristrutturazione dell’edificio. I cittadini di Marassi, che soffrono la presenza dello stadio, chiedono un progetto di rigenerazione urbana che risolva problemi di sicurezza e vivibilità del quartiere durante le partite. Vogliamo risolverli e creare spazi polivalenti, perché uno stadio moderno non è solo per le partite, ma vive tutti i giorni, con funzioni utili alla collettività, come accade nel mondo".

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