GENOVA - Clima surriscaldato in consiglio comunale, a pochi giorni dal Liguria Pride, evento da sempre divisivo tra le diverse forze politiche. A scatenare lo scontro tra maggioranza e opposizione la presentazione dell’ex articolo 55 da parte del capogruppo della lista Rossoverde Filippo Bruzzone, che ha dato il via a un dibattito molto acceso in aula rossa. Il fuori sacco presentato da Bruzzone criticava le accuse arrivate settimana scorsa dalla Lega sulle iniziative Lgbt.
"Ha colto di sorpresa la nota emessa in questi giorni dal Gruppo politico e consiliare della Lega in relazione alle iniziative poste in essere in città in vista della marcia del Liguria Pride dell'8 giugno - si legge nell’art. 55 -. Lo stupore deriva, dalla lettura della nota, dalla inconsapevolezza dei temi trattati, specie all'interno dei laboratori di bambini, con accuse non veritiere. Giugno è considerato il "mese del pride" dai moti di Stonewall del 1969, come evento che ha dato avvio alla lotta per i diritti della comunità Queer".
La richiesta quindi, partita dalla lista Rossoverde, era quella di intraprendere un momento di confronto tra le varie forze politiche in relazione alla tutela dei diritti della comunità arcobaleno cittadina. E discussione è stata, con lo scontro verbale tra Carmelo Cassibba e Simone D’Angelo, con il presidente del consiglio comunale che ha detto al segretario provinciale del Pd di "stare attento". Sono volate parole grosse e Cassibba stava 'raggiungendo fisicamente' D'angelo, quando è stato fermato tempestivamente dall'assessore alla Sicurezza Sergio Gambino.
La discussione si è accesa quando il capogruppo dem ha accusato Cassibba di aver lasciato parlare l'esponente di FdI Laura Gaggero (che ha puntato il dito contro la teoria gender rea di deviare i bambini ndr) e di non aver usato lo stesso approccio con la consigliera della lista Rossoverde Francesca Ghio (che si è detta schifata della parole ascoltate in aula ndr). A quel punto il presidente dell'assemblea si è scagliato verbalmente contro D'Angelo, parole a cui ha fatto seguito un approccio fisico, fermato dallo stesso Gambino.
La minoranza ha abbandonato l'aula e in una successiva conferenza stampa ha denunciato l'inaccettabilità del gesto, appellandosi alle forze di maggioranza affinché Cassibba dia le dimissioni. I consiglieri di opposizione hanno anche annunciato di volersi rivolgere al prefetto per denunciare il clima di tensione che da troppo tempo, secondo loro, si riscontra nell'aula. Solidarietà nei confronti di Simone D'Angelo è stata espressa immediatamente da tutti i partiti di minoranza, a eccezione di Uniti per la Costituzione che è rimasto in aula.
"Siamo di fronte a un clima intimidatorio dentro l'aula consiliare dove non possiamo affrontare i temi, c'è una degenerazione che è culminata con un'aggressione quasi fisica - spiega il segretario dem D'Angelo -. Con questa conferenza vogliamo denunciare il clima intimidatorio che è del tutto inaccettabile: quest'oggi volevamo difendere i diritti Lgbt, la collega Ghio è stata silenziata dal presidente e chi parlava di deviazioni assurde delle menti poteva invece parlare. Non chiediamo più diritti ma gli stessi diritti per chi ha votato l’opposizione del 2022".
Il passaggio successivo, adesso, è quello di chiedere alla maggioranza di superare il clima di tensione che si è creato. "Inoltre - aggiungono i consiglieri di opposizione -, incontreremo il prefetto per segnalare la lesione dei diritti. Siamo di fronte a una reazione inaccettabile per chiarezza da parte della giunta, con una reazione come la censura, non solo verbale ma fisica. Noi non abbiamo i numeri per sfiduciarlo, ma la maggioranza deve sfiduciarlo".
Non si è fatta attendere la risposta dei capigruppo di maggioranza, che respingono al mittente la richiesta di dimissioni del presidente del consiglio comunale Carmelo Cassibba. “Pur stigmatizzando la reazione del presidente del consiglio comunale, anche frutto delle continue provocazioni arrivate dai banchi dell’opposizione, non possiamo che sottolineare il comportamento irrispettoso nei confronti dell’aula tenuto dai consiglieri di minoranza: chi lascia i lavori adducendo ad un clima di terrore fa un’affermazione gravissima e falsa - si legge nella nota diramata dal centrodestra -. Dall’inizio della seduta il centrosinistra ha provato in ogni modo ad evitare che i lavori si svolgessero regolarmente, tentando di disturbare o bloccare gli interventi dei colleghi di maggioranza. Una prova di forza alla faccia della libertà di espressione, un’azione da regime a tutti gli effetti. Avremmo preferito sostenere il dibattito sulla futura Diga foranea del porto di Genova anche con le forze di opposizione: c’erano tutte le condizioni per poterlo fare soprattutto dopo le scuse che il presidente ha ribadito riprendendo la seduta con l’invito, per primo a se stesso, di mantenere un comportamento degno nel rispetto dei cittadini. Siamo in democrazia, abbandonare l’aula è un atto di libertà, continuare i lavori di responsabilità”.
Insomma, uno spettacolo non lusinghiero della politica, a poche ore dai risultati dell'election day dell'8 e 9 giugno.
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