
GENOVA - Potremmo definirla la quieta dopo la tempesta, quella che si è palesata in consiglio regionale, dopo la mozione di sfiducia respinta martedì scorso. Sette giorni fa maggioranza e opposizione hanno dibattuto sulle dimissioni del presidente (sospeso) Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso. Su di lui pende l’accusa di corruzione, falso e voto di scambio. Uno scontro frontale tra i consiglieri, con il centrodestra che si è compattato intorno alla figura del governatore, votando unitariamente contro la mozione presentata da tutti i partiti di opposizione, a esclusione di Azione. La battaglia era andata in scena anche sugli spalti, tra sostenitori e detrattori di Toti.
Nella giornata odierna il consiglio regionale sembra quasi essere tornato alla normalità, con la presentazione delle interrogazioni da parte della minoranza e le risposte della giunta, presente in aula. Al momento quindi, non ci sono novità all’orizzonte, nessun accenno al futuro della giunta, a due giorni dal voto delle Europee e delle Amministrative.
Nella giornata di ieri (lunedì 10 giugno ndr) il presidente Giovanni Toti ha chiesto la revoca dei domiciliari attraverso il proprio legale, decisione che verrà valutata dalla gip Paola Faggioni entro cinque giorni. Un passaggio che potrebbe essere dirimente per il futuro della Regione, anche se è stato ribadito sia da Toti che dai suoi colleghi di partito che all’orizzonte non è previsto nessun passo indietro. Nel frattempo però, tra i corridoi del consiglio regionale, si commentano i risultati dell’election day dell’8 e 9 giugno, con il quasi testa a testa tra Fratelli d’Italia e Partito Democratico. Se dal fronte centrodestra si consolida il partito di Giorgia Meloni, anche negli equilibri interni alla coalizione; nel centrosinistra si ragiona sul post voto, con la necessità di intavolare incontri e riunioni sul futuro politico.
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