GENOVA - C'è chi lo considera il giorno X, quello della verità, chi invece non attribuisce troppa importanza alla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni in consiglio regionale. Così, nel primo martedì di giugno, è pronto ad andare in scena lo scontro frontale tra maggioranza e opposizione sul futuro della Regione e del presidente (sospeso) Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso. Per lui pende l'accusa di corruzione e voto di scambio. Politicamente Giovanni Toti, dalla sua casa di Ameglia, ha incontrato prima un suo fedelissimo come Giacomo Giampedrone e, successivamente, ha preparato una lettera che verrà letta nella giornata di domani, martedì 4 giugno ndr, dal capogruppo della Lista Toti Alessandro Bozzano. Durante l'incontro avvenuto nei giorni scorsi tra Giovanni Toti e l'assessore alle Infrastrutture, l'ex forzista ha ribadito un concetto che era già emerso in passato: "Non mi dimetto, si va avanti compatti insieme alla maggioranza".
Parole che sono state pronunciate alla presenza del legale Stefano Savi. Un messaggio chiaro, diretto alla minoranza ma anche al centrodestra, per chiedere quella compattezza da subito invocata e scongiurare qualsiasi fuga in avanti. E per consolidare la propria intenzione di non dimettersi, affiderà a una lettera di tre pagine la rivendicazione del "bene pubblico delle scelte". Così, la voce di Bozzano farà eco a quella di Toti, per ribadire la presenza, nonostante l'assenza fisica, del presidente ligure. L'assessore Giampedrone ha definito Toti "sereno e motivato". Le sue giornate trascorrono, tra un documentario e l'altro, nello studio prolungato delle carte, per tornare al più presto al lavoro. "Al momento infatti non ha intenzione di dimettersi e attende di tornare al suo ruolo anche per confrontarsi con la maggioranza e decidere qual è il cammino da perseguire da qui ai prossimi mesi" aveva spiegato Giacomo Giampedrone.
D'altro canto, ci sono le opposizioni che hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente Giovanni Toti e della sua giunta, firmata da tutti i partiti (Partito Democratico, Mov5s, Linea Condivisa e Lista Sansa) a eccezione di Azione, che però ha annunciato che voterà a favore. Nel frattempo, quindi, la minoranza ha presentato la mozione di sfiducia n.109 nella quale si legge che "ci troviamo di fronte a una giunta e a una maggioranza che non ha le condizioni politiche per proseguire, dimezzata per potere e funzioni, senza l'autorevolezza necessarie per gestire nella pienezza delle proprie competenze e con la credibilità necessaria per le sfide che riguardano la nostra Regione". Per queste ragioni, e per la "tenuta economica e sociale", i partiti di minoranza chiedono "lo scioglimento del consiglio regionale e lo svolgimento di nuove elezioni come l'unica strada possibile per restituire dignità alle istituzione, per evitare una situazione di stallo della Regione e per garantire un governo regionale che operi nella piena legittimazione democratica e politica". Sarà una battaglia a colpi (anche bassi) di interventi che sfoceranno con il voto finale in aula, che decreterà o meno la fiducia al presidente Giovanni Toti.
IL COMMENTO
Cuocolo, la dimostrazione che a Genova i "giovani" possono fare bene
Il senso civico di Besi