Il futuro industriale di Genova passa da due assi portanti, da una parte la ricapitalizzazione di Ansaldo Energia e lo sblocco delle commesse, dall'altra l'utilizzo delle aree ex Ilva al momento dismesse. Su 1 milione 145 mila metri quadrati di terreno totale, 500 mila sono al momento inutilizzate. E se le manifestazioni d'interesse non mancano, al momento il polo di Genova è legato a stretto giro con quello di Taranto. Se verranno confermati gli investimenti parte della lavorazione dell'acciaio potrebbe ripartire, se così non dovesse essere quella vasta area rischierebbe di desertificarsi definitivamente.
Il tema che riguarda gli investimenti di Arcelor Mittal nasce da lontano e tutt'oggi non ha ancora trovato risposte definitive. "Arcelor Mittal non ha rispettato gli accordi presi con il governo, si trattava di un impegno che doveva portare risultati concreti già a partire dal 2023 - spiega il senatore del Movimento Cinque Stelle Luca Pirondini -. Il tema delle aree è ancora più importante perché non è stato rispettato l'accordo di programma che ha comunque fissato dei paletti per lo sviluppo siderurgico, ma è evidente che sono spazi strategici per la nostra città e per questo è normale che facciano appetito a tanti, soprattutto perché a Genova non abbiamo tanta metratura a disposizione. Le soluzioni sono necessarie, ma chi promette lavoro deve tenere conto che l'espansione della siderurgia deve avere sempre un ruolo principale".
Dal 2005 al 2023 i posti di lavoro dell'ex Ilva sono passati da 2.740 a 1.250, con uno scarto di perdita occupazione di quasi 1.500 posti. La politica, da destra a sinistra passando per il centro, si ritrova su un unico denominatore comune: individuare una conclusione definitiva per sfruttare la potenzialità di quelle aree. "La siderurgia è strategica e non possiamo non considerarlo ma secondo noi è essenziale che si definisca la destinazione di quelle aree - ribadisce il consigliere regionale del Partito democratico Armando Sanna -. Il settore industriale è cambiato come per esempio è accaduto in Val Polcevera, bisogna intraprendere una decisione e bisogna capire quali siano davvero i punti di investimento. Ed è necessario farlo in maniera chiara e decisa e con un potenziale logistico che quelle aree possono rappresentare per la nostra Regione".
La crisi economica e industriale che ha colpito Genova ha con il tempo assorbito sempre di più gli spazi inutilizzati, trasformandoli in lunghe distese, vuote, che non aspettano altro di essere reinvestite. Quale quindi il futuro di Genova, con l'incognita di Ansaldo Energia e la richiesta all'azienda di reinvestire, sbloccando le tre commesse al momento ferme. Sulla ricapitalizzazione è arrivato il disco verde da parte del governo, proprio attraverso le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha assicurato un cambio di passo al presidente della Liguria Giovanni Toti. Nel frattempo l'incontro di domani (martedì 7 febbraio per chi legge ndr) sarà decisivo per le future mosse di sindacati e lavoratori.
"Bisogna continuare a monitorare la situazione ma con la consapevolezza che Cassa Depositi e Prestiti ha ribadito al governo e al ministro competente che l'iter di Ansaldo Energia è quello che porterà alla ricapitalizzazione - commenta la deputata di Noi Moderati Ilaria Cavo -. Mi auguro che arrivino risposte chiare, siamo consapevoli che quello che serve è rappresentato da una parte dalla ricapitalizzazione e dall'altra dalla chiarezza di chi verrà dopo l'ad Giuseppe Marino (resterà in carica fino al 31 marzo ndr), perché la scelta farà capire quale vocazione si vuole dare ad Ansaldo Energia, capire dove si vuole andare, quale il piano industriale su cui si punta, per dare risposte ai lavoratori, alle famiglie e alla città stessa. Il segnale però è quello di voler puntare sul lavoro e sui futuri investimenti aziendali".
Se sulla ricapitalizzazione di Ansaldo Energia non ci dovrebbero essere dubbi, quello che preoccupa, rimarca il deputato del Gruppo Misto Luca Pastorino, è che l'incontro tra sindacati e ministro Urso possa dare risposte chiare. "In questo momento i dubbi sono legittimi perché il tema legato agli investimenti e alla ricapitalizzazione suona male con il fatto che colui che ha rivisto il piano industriale, stiamo parlando dell'amministrazione delegato Marino, abbia poi deciso di andarsene. Per questo è giusto che tutti si mantenga la giusta attenzione sull'argomento perché il tema vero è chi viene dopo Marino, qual è il piano industriale deciso, quali le prospettive dell'azienda e quelle occupazionali".
La politica, i lavoratori e Genova sono in attesa di risposte, risposte che arriveranno con il tempo, ma intanto le lancette continuano a girare.
IL COMMENTO
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