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GENOVA - "È evidente che oggi se lo Stato ci mette delle risorse, che sono sempre soldi dei cittadini, non calmierebbe i pedaggi ma pagherebbe solo una annualità col rischio negli anni successivi di aumentare sempre di più i pedaggi". Così il viceministro per le infrastrutture Edoardo Rixi a margine della cerimonia per l'omicidio di Guido Rossa all'ex Ilva di Cornigliano (LEGGI QUI).

Primocanale da sempre ha portato avanti la propria battaglia di verità con le testimonianze di quella che è la quotidianità di ogni ligure: cantieri, incidenti, lunghe code e ore intrappolati su carreggiate senza corsie di emergenza. Per non parlare di chiusure, notturne e non. Una battaglia che ha testimoniato ogni giorno in televisione, sul sito, sui social e a contatto diretto con il mondo istituzionale. A cui ora si aggiunge l'aumento dei pedaggi previsto per le autostrade che attraversano la regione.

Dal primo gennaio 2023 tariffe al +2% ma, entro la fine dell'anno, si raggiungerà il +3,34%. Problema a cui lo Stato, secondo Rixi, non potrebbe mettere mano: "L'aumento dei pedaggi delle autostrade nasce dal fatto che non è una legge dello Stato: quando sono state acquistate dai Benetton le quote è stato fatto un contratto di concessione che prevede gli aumenti. Su quello è stato stabilito un piano economico finanziario dal governo Conte 2, ministro De Micheli, e poi dal governo Draghi".

"Il governo ora sta agendo chiedendo a Autostrade di utilizzare parte delle proprie risorse per calmierare i pedaggi almeno per i pendolari e per gli autotrasportatori, soprattutto nei nodi come quello genovese dove le cantierizzazioni massicce stanno creando problemi enormi alla circolazione - ha aggiunto Rixi -. A mio avviso è stato imprudente chi ha inserito questi aumenti. Oggi quello che possiamo fare è far calmierare al gestore i pedaggi, unico modo per non far pagare lo Stato".

Secondo il viceministro "il tema vero che dobbiamo affrontare è quello delle concessioni. Dobbiamo capire se le concessioni autostradali così come sono concepite vanno bene o meno, ma questo è un problema di sistema non tanto per colpire gli investitori privati quanto per non far pagare in anticipo le opere che poi magari l'utente non vedrà mai". Anche la loro durata potrebbe essere un problema "perché ammortizzare un'opera come la Gronda di Genova in sette, otto anni invece che nella vita intera della infrastruttura, che dovrebbe essere di 80, 100 anni, rischia di creare dei rincari importanti. Bisognerà capire come intervenire, mi auguro che pian piano si riescano a modificare quelle norme che sono alla base di alcune distorsioni importanti del sistema italiano" ha aggiunto Rixi. 

 

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