Politica

A mente fredda dopo l'accordo tra il Partito Democratico e Azione, che ora correranno insieme a +Europa per le prossime elezioni politiche del 25 di settembre, il leader di Italia al Centro Giovanni Toti definisce la scelta di Carlo Calenda un errore
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ROMA - "Aspettiamo la fine per vedere chi correrà da solo, chi in compagnia e soprattutto in compagnia di chi", vuole essere ancora cauto il presidente di Regione Liguria e leader di Italia al Centro Giovanni Toti che commenta così la giornata politica romana ai microfoni di Primocanale, di rientro dalla capitale, dove a pranzo è stato siglato il patto tra Partito Democratico, Azione e +Europa in vista delle prossime elezioni politiche del 25 di settembre. Un'alleanza che, di fatto, esclude la possibilità di formare quel terzo polo di cui tanto si è parlato nelle ultime giornate, dalla caduta del governo Draghi. A mente fredda, Toti definisce la scelta di Carlo Calenda un errore.

"Ha sbagliato. Realizzare un programma, che poteva in parte essere condiviso, insieme al Pd che spesso si è rivelato un freno a diversi punti condivisibili come modernizzazione delle infrastrutture, flessibilità salariale, rigassificatori e altro, sarà molto difficile. Non ho mai pensato di poter andare con il Partito Democratico: la decisione di Calenda lascerà delusi i molti che credevano nella creazione di un terzo polo" 

E a questo punto non trema Regione Liguria e il consiglio regionale: l'alleanza a livello locale è fatta salva, anche se le prossime mosse di Toti e dei suoi sono ancora tutte da vedere. Stando così le cose, sembra più probabile un riavvicinamento con il centrodestra. "Noi decideremo nelle prossime ore, partendo dal programma che abbiamo presentato a Roma qualche giorno fa e soprattutto dal programma che mi vede governatore della Liguria con una coalizione, con cui sì non ho sempre condiviso tutto, a partire dalla caduta del governo Draghi, ma non credo che si possa continuare a rivangare quanto accaduto come elemento unificatore - cosa che neanche Draghi vorrebbe". 

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Continua a squillare il cellulare del presidente Toti, durante l'intervista negli studi di Terrazza Colombo. E a chiamare è anche Italia Viva di Matteo Renzi, con cui il dialogo negli ultimi mesi si è fatto sempre più fitto. Anche la deputata Raffaella Paita ha nuovamente fatto l'occhiolino al governatore, tramite Primocanale, commentando in una lunga intervista: "Mi auguro che ragioni nell'interesse del paese e, visto che ha sempre sostenuto di essere parte del centro. Spero che dia una mano all'unico centro che c'è. Se ci saranno le condizioni di fare una cosa assieme, credo che il suo contributo possa essere nell'interesse della Liguria e del paese". Il presidente di Regione Liguria frena, dopo aver ascoltato le sue parole, sottolineando:

 "Stimo molto la deputata, ha fatto un ottimo lavoro come presidente della Commissione Trasporti, ma vedendo la sua storia non credo abbia alcuna titolarità per dare 'patenti di centrismo'"

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Sulla situazione con la coalizione del centrodestra - con cui spera di riallacciare - aggiunge: "Io penso di aver sentito tutti in questi giorni: ho parlato con amici, amici con cui ho avuto idee divisive e anche con i miei avversari, questo fondamentale per la civiltà del confronto anche se sarà chiaramente acceso. Ho più volte detto che mai avrei lasciato questa Regione, anche solo un giorno prima della fine del mandato, sono contento di quello che ho costruito con la coalizione del centro destra: molti dei miei progetti non li avrei potuti fare con altre coalizioni.

"Per affrontare un'Italia divisa servono programmi seri e la capacità di una coalizione di realizzarli"

Il peso di Giovanni Toti in Liguria è importante per i collegi uninominali, oltre che per quelli proporzionali, visto il grande credito di cui gode tra i suoi elettori: per questo motivo c'era chi lo voleva più vicino al centro, chi invece come Lega e Fratelli D'Italia contava sul suo riavvicinamento. E sul tavolo delle trattative non ci sarebbero condizioni da rispettare o candidati 'da blindare', anzi per Toti "tutte le persone che compongono la mia squadra sono di grande valore e meriterebbero per il grande lavoro svolto di andare a Roma, ma mi peserebbe privarmi di alcune capacità messe insieme in questa regione e penso che tra i miei assessori la maggior parte vorrà proseguire il lavoro che abbiamo avviato in questi anni, ci sarà poi tempo per tutti". Il senatore Sandro Biasotti, invece, potrebbe essere un nome papabile, in quanto "i colori arancioni sono i suoi ed è un ottimo rappresentante, uomo di mediazione e di buon senso e le nostre liste nascono anche dalla sua esperienza di governatore, ma decideremo tutti insieme". 

Ancora più complicata la posizione della regione che si vedrà tagliare i parlamentari, che scenderanno da 24 a 15, con i senatori ridotti da 8 a 5 e i deputati da 16 a 10 (LEGGI QUI). "Il taglio dei parlamentari non aiuta la Liguria: bisogna fare scelte importanti. Speriamo che non si venga a creare una situazione di ingovernabilità come avvenne poi nel 2018. Noi dobbiamo guardare all'amministrazione della Regione Liguria, con grande senso di responsabilità lavoreremo per costruire un'offerta elettorale che io spero possa trovare un dialogo con tutte le forze della coalizione e della regione, senza che nessuno lo dia per scontato, perché scontato non è".

"Da parte nostra c'è la volontà di non destabilizzare il paese, di ricucire la frattura della caduta del governo Draghi. Non credo che piangere sul latte versato e continuare recriminazioni decennali possa aiutare, noi ora pensiamo alla stabilità della Liguria e dell'Italia"




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