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Dopo la proposta di una data comune il 13 settembre
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Rimane saldo l'asse dei governatori uscenti e in corsa per la riconferma affinché le Regionali si svolgano a luglio. E continua il pressing di Luca Zaia, Michele Emiliano, Vincenzo de Luca e Giovanni Toti sul governo e sui partiti. I presidenti di Veneto, Puglia, Campania e Liguria punterebbero sulla data "possibile" del 26 luglio. Ma finora nessun partito - di opposizione né di maggioranza - ha appoggiato in pieno le loro richieste, a parte la Lega, che, seppur condividendo l'ipotesi del voto in autunno, ha presentato un emendamento che rende possibile la riapertura della finestra elettorale estiva, chiusa dal governo di Giuseppe Conte con il decreto elezioni.

Le maggiori perplessità restano invece sulla proposta di votare in election day il 13 settembre, emersa con l'intervento del sottosegretario all'Interno Achille Variati in commissione Affari costituzionali della Camera, impegnata nell'esame del dl che rinvia le elezioni in autunno. Durante la discussione, il capogruppo di Liberi e uguali Federico Fornaro ha avanzato un'ipotesi di mediazione, proponendo la data del 20 settembre con il secondo turno delle Comunali da tenersi il 4 ottobre.

"Andare a votare il 13 e 14 settembre
vuol dire fare la campagna elettorale e la raccolta delle firme ad agosto: impensabile", tuona il governatore del Veneto, Luca Zaia. Pur ammettendo "che vi è un 'recupero' di un mese e mezzo rispetto alla prima data di ottobre-novembre", torna comunque a stigmatizzare: "Rimane inspiegabile il fatto che, risolto il problema sanitario, il governo dica che non si possa andare a votare a fine luglio, e questa per me è una sospensione della democrazia".

Anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, preme per un voto immediato. "Le elezioni regionali sarebbe meglio farle alla fine di luglio ma se settembre deve essere, che sia massimo il 13 settembre. Il voto è un diritto non un optional, non si può spostare a piacimento". E anche all'interno della maggioranza ci sono malumori. "Accettare di votare per le elezioni regionali in una delle date di settembre attualmente previste equivale a disconoscere alcuni dei valori fondanti del processo democratico e del Movimento 5 Stelle", afferma il deputato pentastellato e responsabile regionale campano per le aree interne, Luigi Iovino.


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Per il presidente della Regione Puglia "l'unica cosa che non stanno riattivando e' la democrazia" e "non ne comprendo la ragione visto che la Costituzione non prevede la sospensione delle Elezioni". Per questo Michele Emiliano ritiene "che bisognerebbe votare a luglio e non spostare la data in autunno correndo il rischio di avere dati epidemiologici peggiori". "Credo sia opportuno un intervento del presidente della Repubblica, custode della Costituzione", ha ribadito il governatore.


Perentorio da Forza Italia Maurizio Gasparri
: "È inutile che i giornali scrivano di elezioni amministrative, regionali, referendarie il 13 di settembre. Non ci saranno in quella data. Il governo ha detto che un'ipotesi del genere è subordinata, ovviamente, a una condivisione tra le forze politiche. Il centrodestra non è d'accordo. Forza Italia ha parlato chiaro e lo farà ancora di più. Non si può votare il 13 settembre perché non si possono presentare le liste tra fine luglio e ferragosto. Non si può uccidere la campagna elettorale relegandola a qualche giorno dell'inizio di settembre, con modalità che impedirebbero liberi incontri con gli elettori. Non si può disturbare il tentativo di ripresa di un'attività turistica che avrà numeri bassissimi".

Contrario all'election day anche il comitato per il referendum che bolla come "inaccettabile nella forma e discutibile nella sostanza", l'accorpamento delle amministrative con il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. I senatori Andrea Cangini, Nazario Pagano e Tommaso Nannicini annunciano quindi una lettera al presidente del Consiglio, al ministro dell'Interno, al ministro per i Rapporti con il Parlamento e, per conoscenza, al Presidente della Repubblica.

"In quanto membri del Comitato promotore del referendum, equiparabili a un potere dello Stato, il governo ha il dovere di consultarci prima di assumere una qualsivoglia decisione in materia. E né il ministro per i Rapporti con il Parlamento né altri l'hanno fatto. Quanto al merito è evidente che abbinare una consultazione referendaria su una legge costituzionale a un voto politico regionale, per giunta parziale, ne altererebbe radicalmente il risultato", sottolinea il comitato.