cronaca

Il presidente del'ordine dei medici: "Stiamo azzerando la mortalità per qualsiasi altra patologia"
3 minuti e 25 secondi di lettura
"All'obitorio comunale di Genova i morti per patologie diverse dal Covid-19 sono praticamente scomparsi" Alessandro Bonsignore, presidente dell'ordine dei medici della Liguria fa il punto sull'emergenza Coronavirus. In Liguria al bollettino diffuso da Alisa al 26 aprile si contano oltre 1100 vittime ma di fatto in questo conteggio rientrerebbero anche i morti di altre malattie. E sarebbe questo l'elemento che fa sì che in Italia la diffusione del virus ha raggiunto numeri che non si riscontrano da altre parti.

"In Italia - spiega ancora Bonsignore - si è deciso di inserire nei casi di Coronavirus tutti quelli che sono stati scoperti positivi o durante la vita o anche nel post mortem. Così noi stiamo azzerando la mortalità per qualsiasi patologia naturale che sarebbe occorsa anche in assenza del virus". I dati elevati di mortalità in Liguria sarebbero legati all'età media della popolazione, ovvero la più alta in Italia e la seconda delle regioni in Europa il 28,5% della popolazione ligure che ha più di 65 anni. Età media più elevata si registra solo nella zona di Chemnitz, in Germania (28,9%), a fronte di una media Ue del 20,3% (Eurostat, dati 2019). 

"Anche in epoca pre Covid la Liguria aveva un tasso di mortalità superiore rispetto alle altre regioni, percentuale rimasta invariato anche dopo emergenza Covid, la Liguria non è maglia nera in Italia e tanto meno in Europa. I dati che gli scienziati tengono in considerazione sono quelli dei nuovi ospedalizzati, il numero dei nuovi positivi e il numero dei ricoverati in terapia intensiva". E allora da Genova parte un'analisi critica sui dati che mira a dare una diversa lettura l'analisi sul numero di casi e decessi legati al Coronavirus. "E' attivo un progetto ideato dal professor De Stefano, direttore del dipartimento di Medicina legale dell'Università di Genova che porta avanti una rivalutazione delle strategie di attribuzione dei decessi" precisa Bonsignore.


Anche Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova
entra sul tema con un post su Facebook. "La letalità italiana per Covid-19 è più alta di quella di ogni altro paese del mondo, anche di quelli in cui la gente muore per strada senza assistenza sanitaria. Facendo un po' di calcoli: Letalità Italia: 13.7%; Letalità Europa: 9.1%; Letalità di tutto il mondo esclusa Italia: 5.4%". E ancora spiega: "Perché in Italia muore per Covid-19 quasi il 300% in più che non in Uganda, Cina, Venezuela, Ucraina o Tailandia? Negli ultimi due mesi chiunque sia morto con la positività del tampone è automaticamente morto di Covid-19. Non è così che si dovrebbe stabilire la causa di morte basta leggere un qualunque modello Istat usato per certificare il decesso. Inoltre la letalità riportata oggi è evidentemente sovrastimata anche perché (e dovrebbe farlo) non tiene conto di tutti i casi di Covid-19 includendo gli asintomatici e quelli che si curano a casa.

Un articolo scientifico pubblicato su Lancet Infectious Diseases da Volmerre e Bommer dice che in Italia abbiamo diagnosticato solo il 6.9% di tutti i casi reali di Covid-19. Rifacendo quindi i calcoli secondo questi colleghi in Italia ci sarebbero oggi più o meno 3 milioni di casi.Proviamo a rifare i conti della letalità? Risultato? 0.8%. Una percentuale ben diversa di quella che andiamo sbandierando in giro per il mondo" precisa ancora l'infettivologo del San Martino.

L'Italia si avvicina ad affrontare la fase 2
, la Liguria c'è già con un piede e mezzo, ma il mondo sanitario ha in questi mesi affrontato importanti fatiche da un punto di vista sia fisico che psicologico nel gestire l'emergenza. Bonsignore aggiunge: "Il mondo medico è provato dal punto di vista fisico e psicologico. Serve grande prudenza da parte dei cittadini nella fase 2 altrimenti rischiamo davvero di mettere in ginocchio il sistema. La stanchezza degli operati nel caso di una seconda ondata non consentirebbe di reggere l'impatto. Per questo è importante cercare quanto più possibile di gestire la fase 2 da un punto di vista sanitario a domicilio".