cronaca

Udienza al tribunale del riesame
1 minuto e 23 secondi di lettura
"La matrice mafiosa è frutto di una ricostruzione che si basa solo sul dato medico del dottor Tajana, il quale afferma che ci sono due fori di diverse
dimensioni. Questo metodo, secondo noi, non è idoneo per dimostrare la dinamica dell'omicidio. Mancano, infatti, riprese video o testimonianze".





Così l'avvocato Luca Ritzu, davanti al giudice del Tribunale del Riesame, di Genova, ha spiegato perché andrebbe tolta l'aggravante mafiosa dall'accusa di omicidio mossa nei confronti del proprio assistito, Domenico Pellegrino, 23 anni, accusato di aver ucciso Joseph Fedele, 60 anni, pregiudicato per reati di stupefacenti, e il cui corpo è stato riitrovato, lo scorso 21 ottobre, in una scarpata di frazione Calvo, a Ventimiglia.





Il delitto, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuto con i metodi mafiosi. La vittima sarebbe stata fatta inginocchiare e uccisa con almeno un colpo di pistola alla nuca. L'omicidio sarebbe maturato nell'ambito di affari legati alla droga. Pellegrino è stato trasferito nel carcere di Genova, Condoluci è agli arresti domiciliari. Decisivo per giungere all'identificazione dei presunti responsabili del delitto è stato il recupero dell'auto della vittima a Mentone, su cui sarebbero stati trovati indizi che hanno permesso ai carabinieri di giungere all'identificazione di chi fosse stato sul veicolo.



I successivi accertamenti hanno consentito di acquisire elementi di responsabilità a carico degli indagati. Il corpo di Fedele venne trovato almeno tre settimane dopo la scomparsa. Sul cadavere vennero trovati soldi, elemento che fece escludere subito l'ipotesi dell'omicidio a scopo di rapina (LEGGI QUI).




L'ipotesi di un complice nasce dalla diversa grandezza dei due fori di entrata, che fa presumere a due pistole di differente calibro. Presente all'udienza anche il pm, che ha ribadito la propria posizione iniziale.